giovedì 29 novembre 2007

Pallone d'Oro: Kakà ha stracciato tutti

Un plebiscito: 400 voti per il brasiliano. Secondo Cristiano Ronaldo, poi Messi, Pirlo primo italiano ed è quinto. Ronaldinho è dodicesimo

MILANO, 29 novembre 2007 - Non è stato un successo, è stato un trionfo assoluto. Kakà ha vinto il Pallone d’Oro — e questo si sapeva da almeno due mesi — ma si è imposto con oltre 400 voti. Nell’anno in cui il premio di France Football è stato allargato a tutto il mondo, come il concorrente World Player della Fifa, ormai saldamente nelle sue mani, un risultato doppiamente straordinario.
PODIO - Kakà ha preceduto il portoghese del Manchester United Cristiano Ronaldo, che ha incantato i giurati coi dribbling e i gol in premier League, e l’argentino del Barcellona Leo Messi, che è terzo. Quarto, e questo è forse l’unico dato discutibile, l’ivoriano Didier Drogba che comunque, nel corso del 2007, ha spesso tenuto in piedi il traballante Chelsea di Mourinho.
PIRLO - Malgrado le previsioni ottimistiche di Ancelotti, che gli assegnava addirittura il secondo posto alle spalle di Kakà, Andrea Pirlo si è classificato quinto: un risultato comunque eccellente, vista l’unicità del ruolo del milanista, un playmaker coi colpi del numero dieci. Se vogliamo un riconoscimento che forse avrebbe meritato più che altro la scorsa stagione dopo il suo grande mondiale. Nei primi dieci della classifica ci sono anche lo spagnolo dell’ArsenalFabregas (ottavo), altro straordinario centrale di centrocampo, e il brasiliano del Real MadridRobinho (nono), più Henry, un altro che nelle top ten deve apparire sempre, anche quando forse non lo merita.
RONALDINHO - Il dominatore del 2005, Ronaldinho, scende ancora e si classifica soltanto al dodicesimo posto, ben lontano dalla vetta (come il suo rendimento in tutto il 2007), e adesso caccia alla terna vincente del World Player Fifa. A Zurigo sono un po’ preoccupati perché mancano ancora una trentina di voti delle federazioni, le quali sono state sollecitate a dare subito il loro voto. In ogni caso Kakà, Ronaldo e Messi sono considerati i favoriti per entrare fra i primi tre. La lista verrà comunicata a fine mese.

mercoledì 28 novembre 2007

Roma, tutto facile a Kiev 4 gol e la qualificazione

I giallorossi battono la Dinamo in Ucraina per 4-1, grazie ai gol di Panucci, Giuly e alla doppietta di Vucinic. Per i padroni di casa a segno Bangoura. De Rossi è uscito per un acciacco alla caviglia destra. Ottavi di Champions conquistati matematicamente

KIEV (Ucraina), 27 novembre 2007 - La Roma domina la Dinamo a Kiev e si qualifica agli ottavi di Champions League. In Ucraina finice 4-1, con reti nel primo tempo di Panucci, Giuly e Vucinic, e di Bangoura e ancora di Vucinic nella ripresa. I giallorossi sono scesi in campo con il giusto atteggiamento, chiudendo i conti già dopo i primi 45', grazie ad un mix tra bel gioco e giusta cattiveria agonistica, specie sottoporta. Ottima prova di Tonetto, un trenino sulla fascia sinistra, e di Vucinic, ormai più di un vice-Totti, una garanzia. La Dinamo di fronte alla squadra di Spalletti è sembrata piccola piccola, specchio dei suoi zero punti nel girone F. Per la Roma una buona ed una cattiva notizia dall'infermeria: Taddei ha giocato 45', rientrando da titolare: non giocava dal 26 settembre; De Rossi è uscito per infortunio alla caviglia destra. Nel girone F tutto definito: Manchester United primo, a prescindere dalla gara dell'Olimpico del 12 dicembre, Roma seconda. Entrambe agli ottavi. Lo Sporting Lisbona, terzo, va in coppa Uefa.
SUPER PANUCCI - La Roma domina il primo tempo. Fin dal fischio d'inizio. Decisa a chiudere i conti in chiave qualificazione senza patemi, con 90' di anticipo. La rete che mette la partita in discesa arriva subito. La firma Panucci, con un traversone mancino dalla destra che finisce direttamente in rete. L'Uefa inizialmente aveva assegnato la rete a Vucinic, che però sembrava proprio non aver sfiorato il tiro-cross di Panucci. E infatti è arrivata, nella ripresa, la rettifica. È il nono gol di Panucci in Champions League, in 64 partite. Il terzino destro conferma il momento magico, che lo ha visto andare a segno con la Nazionale (in Scozia) e contro il Genoa. Panucci va poi vicino alla doppietta di testa sul secondo palo, quando mette di poco a lato il cross morbido dalla sinistra di Tonetto.
MONOLOGO GIALLOROSSO - La Roma insiste. E chiude i conti già a fine primo tempo. Giuly prima fa le prove di raddoppio di testa su cross di Tonetto (forse il migliore dei suoi, sempre in movimento sulla sinistra, capace di crossare in maniera precisa), ma la capocciata finisce fuori, poi se ne va sul filo del fuorigioco sfruttando un lancio lungo e sigla il 2-0. Il trequartista ispira anche il terzo gol, che stavolta, a pieno titolo, è griffato da Vucinic, che di interno destro finalizza un contropiede micidiale. All'intervallo è 3-0 Roma. Gara chiusa a doppia mandata.
DE ROSSI K.O. - La ripresa è un compitino che la Roma è costretta a svolgere. La notizia peggiore è l'infortunio alla caviglia destra di De Rossi. Il centrocampista giallorosso si fa male addirittura in un contrasto con Pizarro ed è costretto a lasciare il campo al 15'. Dentro Barusso, al debutto in Champions.
ORGOGLIO DINAMO - La squadra ucraina, specie con l'ingresso di Shatskikh, nella ripresa è più aggressiva ma comunque poco pericolosa, con Rincon colpevole pasticcione. Ma i padroni di casa trovano il gol alla prima vera, grande occasione. Juan sbaglia per una volta il proverbiale anticipo, Bangoura ne approfitta e segna l'1-3 depositando in rete un passaggio di Shatskikh. Ora la Dinamo, spinta da un pubblico entusiasta nonostante il passivo ed il freddo, carica a testa bassa con le ultime energie. La Roma soffre, ma non più di tanto. Soprattutto perchè la difesa ucraina è tenera, e in contropiede i giallorossi possono sempre far male: Giuly fallisce una facile occasione su assist di Vucinic.
BIS DI VUCINIC - La Roma alleggerisce la pressione e distrugge il morale della Dinamo segnando il 4-1 Lo realizza ancora Vucinic, con un destro dal limite dell'area su suggerimento di Tonetto.

martedì 27 novembre 2007

Ma Pirlo non si stanca mai? E' lui l'Ironman della serie A

Il centrocampista del Milan è il calciatore che ha accumulato più minuti in partite ufficiali in questa stagione tra campionato, coppe e nazionali. Precede l'eterno Javier Zanetti e Barzagli. Nella top ten degli "intoccabili" ci sono anche Kakà e Buffon.

MILANO, 27 novembre 2007 - Sulla qualità nessuno ha mai avuto dubbi: lanci millimetrici, punizioni telecomandate, grande visione di gioco ed eleganza nei movimenti. Ma che Andrea Pirlo potesse garantire anche la quantità, in pochi se lo sarebbero aspettato. E invece, giù il cappello di fronte al fuoriclasse del Milan: è lui l'Ironman, l'uomo di ferro della serie A. Considerando le gare di campionato, coppa e nazionali, nessuno è rimasto in campo in partite ufficiali più a lungo del fuoriclasse rossonero. Con i suoi 1782 minuti di presenza, comanda la speciale top ten riservata a quelli che il turn over non sanno cosa sia.
CAMPIONISSIMO - Insostituibile, intoccabile, imprescindibile, infaticabile: scegliete voi l'aggettivo che preferite associare a Pirlo, campione d'Europa e del mondo, uomo d'ordine che non conosce pause. E che è stato decisivo anche nell'ultima partita del Milan, il sofferto 2-1 a Cagliari propiziato da una delle sue classiche punizioni. Pirlo ci ha messo un po' a emergere: chiuso nell'Inter, si è ritagliato un ruolo inedito in rossonero grazie a un'intuizione di Ancelotti e da quel momento è esploso. Vediamo chi gli fa compagnia nella top ten dei più presenti. L'undicesimo in classifica, per la cronaca, è Zlatan Ibrahimovic.
10° JULIO CESAR (Inter) - 1543 minuti Titolare fisso nella porta delle Seleçao e in Champions League (360 minuti giocati in entrambe le competizioni), ha giocato nella Supercoppa italiana ed è rimasto in campo 733 minuti in campionato.
9° GIANLUIGI BUFFON (Juventus) - 1610 minuti Custode della porta della Nazionale (360 minuti in campo, con le Far Oer ha lasciato spazio ad Amelia), Gigi ha saltato solo 10' in questa serie A e ha giocato nella vittoriosa trasferta di Parma in coppa Italia.
8° DANIELE DE ROSSI (Roma) - 1620 minuti Titolare in Supercoppa, in campo 987 minuti in campionato, De Rossi non ha saltato neppure un secondo nei match di Champions e ha collezionato 183 minuti in azzurro.
7° SEBASTIEN FREY (Fiorentina) - 1650 minuti Per il portiere della Fiorentina sono arrivati in Ucraina i primi 90' con i Bleus in questa stagione. Sempre presente in campionato, in coppa Uefa ha difeso i pali viola per 390 minuti.
6° CLARENCE SEEDORF (Milan) - 1659 minuti Da quando è tornato titolare con la maglia oranje (270 minuti), l'olandese del Milan è chiamato a un super lavoro. In serie A ha totalizzato finora 956 minuti, ai quali vanno aggiunti i 345 in Champions e gli 88 della Supercoppa europea.
5° - KAKA' (Milan) - 1683 minuti Il prossimo Pallone d'oro non si risparmia. In campionato ha saltato qualche partita (881 minuti), ma in Champions e un Supercoppa è sempre rimasto sul terreno di gioco fino alla fine. E, con la Seleçao, altri 352 minuti.
4° ESTEBAN CAMBIASSO (Inter) - 1696 minuti Colonna del centrocampo interista, in campionato ha accumulato 990 minuti di presenza. Mai sostituito in Champions, ha giocato 23' della Supercoppa persa con la Roma e 323 minuti con la nazionale albiceleste nelle qualificazioni al Mondiale 2010.
3° - ANDREA BARZAGLI (Palermo) - 1740 minuti L'infortunio di Materazzi lo ha reso inamovibile in azzurro (360 minuti di utilizzo). In campionato è uno di quelli che non hanno perso neppure un attimo di nessuna partita. E nella sfortunata coppa Uefa rosanero è rimasto in campo 210 minuti.
2° - JAVIER ZANETTI (Inter) - 1756 minuti Alla fine, il capitano non tradisce mai. E gioca sempre. In serie A, 946 minuti, ai quali vanno sommati i 90' in Supercoppa. Insostituibile in Champions e con la maglia della Seleccion argentina.
1° - ANDREA PIRLO (Milan) - 1782 minuti Ed eccoci al vero Ironman. A sorpresa, Pirlo mette tutti dietro. In campionato, 972 minuti di presenza. Poi ci sono i 360 minuti sia in Nazionale che in Champions e i 90 della Supercoppa europea

lunedì 26 novembre 2007

Per Zalayeta e Tavano un giorno da Pallone d'oro

A un certo punto nessuno credeva più in loro. Oggi sono gli attaccanti più in forma del campionato e fanno meglio di Kakà, tra i peggiori della giornata. Vota i Più e i Meno della settimana

MILANO, 25 novembre 2007 - Ci sono quelli che tornano a giocare, come Ronaldo, e quelli che tornano a decidere le partite, come Zalayeta e Tavano. La 13ª giornata di campionato ha restituito definitivamente alla serie A due attaccanti di razza, ma ha anche consacrato il lavoro di Pasquale Marino e l'effecienza del "sistema Udinese". Queste sono solo le anticipazioni delle nostre scelte. Il resto sta a voi, con i sondaggi sui Più e sui Meno della settimana. Votate i migliori del campionato.
I PIU' - L'Udinese è la squadra della settimana, non solo per il secondo posto ma per il modo in cui il club, la squadra e il tecnico hanno costruito questi risultati: con spese contenute, nervi saldi nei momenti critici (come dopo lo 0-5 casalingo contro il Napoli), e un'attenzione massima per la qualità del gioco oltre che per i risultati. Convince anche la Juventus, che ha Trezeguet e Iaquinta, due che la mettono dentro anche nelle serate in cui la squadra non sembra particolarmente ispirata. Una conferma, l'ennesima, per i bianconeri, che restano nella scia delle migliori. Menzione di merito anche per l'Inter, che segna a San Siro da 44 partite di campionato consecutive, sta recuperando i suoi uomini chiave e dimostra di saper metabolizzare fusi orari e stanchezza. Mostruosa.
Rischiamo di ripeterci, ma al momento Pasquale Marino merita il gradino più alto del podio; contro il Siena ha adeguato il modulo all'espulsione di Felipe portando Pepe e Di Natale ancora più al largo e vincendo la partita. Chapeau. Camolese non lotta per la Champions, ma da quando è a Livorno ha restituito a Spinelli la speranza di salvarsi ancora una volta; gli amaranto non perdono da 4 partite, con 3 vittorie, e hanno rivitalizzato uomini chiave. A Genova invece Luciano Spalletti ha colto una vittoria cruciale, nonostante le assenze e le polemiche. Se la Roma è ancora a distanza ravvicinata dall'Inter il merito è del tecnico di Certaldo.
In 12 partite a Napoli, Marcelo Zalayeta ha già raggiunto lo stesso numero di reti (6) messe a segno con la Juve nella stagione 2004-05, quella in cui fu impiegato con più continuità. Quella assestata al Catania è la seconda doppietta stagionale dopo quella di Udine, ma è la consistenza dell'uruguayano a far pensare che la serie sia appena iniziata. Anche Francesco Tavano ha toccato quota 6 gol con il Livorno; il primo colpo recapitato nella porta della Samp è il manifesto della sua rinascita, dopo tante amarezze. Andrea Pirlo sfugge alla definizione di campione ritrovato, perché ha un palmares incredibile ed è anche campione del Mondo in carica; la sua punizione a Cagliari è di una bellezza accecante.
I MENO - Il Parma continua a galleggiare sull'orlo della zona retrocessione, ma è la prestazione offerta contro la Lazio a preoccupare. La classifica del Siena è ancora più allarmante, e l'impressione comune è che senza un paio di colpi a gennaio Beretta avrà una montagna da scalare: pretendere la luna da De Ceglie e Galloppa rischia di costare caro. Dal Catania imbattuto in trasferta prima di incrociare Zalayeta infine, ci si aspettava qualcosa di più.
Mazzarri ha tante attenuanti considerato il numero e la qualità degli indisponibili con cui la Samp ha affrontato il Livorno, ma una partita così brutta forse non se l'aspettava nemmeno lui. Giornata difficile anche per Colantuono, travolto con il Palermo dalla Juventus, mentre non sorride nemmeno Gasperini, che non sa spiegarsi l'errore sul gol della Roma costato la sconfitta al Genoa.
Nella settimana che lo farà diventare il calciatore più ammirato del pianeta, Kakà ha giocato una delle sue peggiori partite da quando è al Milan; oltre al rigore parato da Fortin ci sono anche gli errori, troppi per un campione come lui. A differenza del brasiliano, Pazzini non è mai stato in lizza per il Pallone d'oro. Eppure in pochi mesi ha fato intravvedere grandi qualità con la Fiorentina, che a Reggio Calabria ha sofferto la mancanza dei suoi guizzi e del suo apporto. Chiusura dedicata a Simone Inzaghi, che raccoglie espulsioni invece che gol: neanche dieci minuti contro l'Inter e due gialli evitabili.

domenica 25 novembre 2007

Espresso Suazo-Cruz.L'Inter va come un treno

Respinto l'assalto della Roma: l'Atalanta va giù sotto i colpi dei due attaccanti. Floccari tiene in gioco fino al 90' la squadra di Del Neri, che contesta il raddoppio di Cruz per una spinta ignorata da Banti.

MILANO, 24 novembre 2007 - Nella notte delle 400 partite di Javier Zanetti e del ritorno in campo di Marco Materazzi, entrato all'87' a 95 giorni dall'infortunio in Nazionale, l'Inter mantiene le distanze sulla Roma battendo l'Atalanta 2-1. Di Suazo, Cruz e Floccari i gol, tutti nel primo tempo. Dominato dall'Inter, se si esclude il momento magico della punta chiamata a sostituire Zampagna.
LA PARENTESI - Sulle spalle di Sergio Floccari effettivamente c'è una responsabilità non indifferente. E' la prima partita del dopo Zampagna, in casa dell'Inter, la prima di una serie consistente perché fin quando l'Atalanta non spenderà per un nuovo bomber (se lo farà) i gol saranno questione di sua competenza. Dopo sei minuti di buon avvio atalantino, l'ex del Messina confeziona un tiretto troppo facile per Julio Cesar. Ma poco prima dell'intervallo scolpisce un capolavoro: controllo al limite (Cordoba si perde) e sassata di destro imparabile. E' l'unica parentesi di un primo tempo dominato dalla squadra di Mancini.
SUAZO-CRUZ - La disattenzione che costa il 2-1 è infatti annacquata da 40 minuti di controllo del campo, con un gioco fluido e veloce. Maicon è un trattore sulla fascia destra, un problema irrisolto per Manfredini, alle prese con scatti e tunnel; Suazo e Cruz dialogano che è un piacere. Con la complicità di Coppola arrivano l'1-0 dell'honduregno (secondo centro in campionato), e pure il 2-0 dell'argentino, largamente viziato da una spinta su Carrozzieri ignorata da Banti.
BRIVIDI - Gli errori dell'arbitro condizionano la gara (Manfredini meriterebbe il rosso per un'entrata pericolosa su Suazo) ma l'Atalanta non molla. E dopo il colpo di testa di Doni neutralizzato da Julio Cesar, nel finale va a un passo dal colpaccio con Ferreira Pinto, in ritardo sul pallone più che ostacolato (proteste) da Maxwell nell'area piccola. La stanchezza dei nazionali agevola l'assalto finale dei bergamaschi, solidi e organizzati oltre che volenterosi. Ma Julio Cesar resta al coperto, rimediando solo un brutto colpo in uscita da parte di Simone Inzaghi (espulso). E per Mancini l'ottava vittoria su dodici partite diventa un certificato di proprietà sul primo posto, a + 3 sulla Roma con una partita da recuperare.

sabato 24 novembre 2007

Foto del giorno del 24 novembre 2007


Una contorsionista a Dubai si esibisce in una pausa della tappa di coppa del Mondo.

venerdì 23 novembre 2007

Capello e l'Inghilterra"Pronto a trattare"

La successione di McClaren sulla panchina dell'Inghilterra sta diventando un caso. L'ex Juve e Real alla BBC e alla Rai: "Pronto a trattare il mio trasferimento". Tra i candidati spunta anche Benitez.

LONDRA (Inghilterra), 23 novembre 2007 - Martin O'Neill si chiama fuori dalla corsa alla panchina che fu di Steve McClaren. Fabio Capello si candida apertamente e dichiara alla BBC e alla Rai: "Sono pronto a trattare". La panchina dell'Inghilterra sta diventando un caso nazionale.
PRIMA L'ASTON VILLA - A detta del "Daily Mirror", l'attuale allenatore dell'Aston Villa comunicherà oggi la sua decisione ai capi della FA (Football Association) che avevano visto in lui l'uomo giusto per rimettere in piedi la disastrata nazionale inglese, inopinatamente affidata a "Macca" nell’estate del 2006, dopo che proprio O'Neill era stato a un passo dall'accordo. Silurato all’epoca per il parere sfavorevole di alcuni membri della FA, l’irlandese venne messo sotto contratto dall’Aston Villa che, sotto la sua guida, è ottavo in classifica. Da qui, il suo desiderio di voler finire il lavoro che ha iniziato e, stando a tabloid, sarà questo il succo del discorso che farà a quelli della federazione. Per la verità, alla vigilia dell’ultimo break per le nazionali, il proprietario dell’Aston Villa, l’americano Randy Lerner, aveva confidato che avrebbe concesso a O’Neill il permesso di diventare coach dell’Inghilterra se glielo avessero proposto, ma un recente viaggio del tecnico negli Usa ha chiarito la questione: lui dal club non si muove.
MOURINHO NO - Se l’indiscrezione del "Mirror" sarà confermata, sarebbe davvero un pessimo inizio per Brian Barwick, incaricato dai vertici della FA di trovare il prossimo c.t. dei Tre Leoni. Già ieri pomeriggio, infatti, poche ore dopo l’ufficializzazione del licenziamento di McClaren (atto sul quale erano tutti d’accordo, tanto che non è stato nemmeno necessario votare), la BBC aveva annunciato la rinuncia di José Mourinho, spiegando che l’ex allenatore del Chelsea preferirebbe aspettare la chiamata di un grande club e che non sarebbe tagliato per lavorare in un team dove può avere a disposizione i giocatori solo per pochi giorni ogni volta. Eppure, il portoghese continua a rimanere in cima ai sondaggi di tutti i giornali e alle scommesse dei bookmakers, mentre O’Neill è ancora la prima scelta della FA, come sottolinea anche il "Sun" nella sua cover odierna di sport.
CAPELLO - Ma alla fine potrebbe spuntarla il terzo incomodo, leggi Fabio Capello, che ha subito detto di essere disponibile e arruolabile ("sarebbe una bella sfida e avrei l’età giusta"), e che alla Bbc e alla Rai ha dichiarato apertamente: "Sono pronto a trattare il mio trasferimento alla guida della nazionale inglese". Oppure Alan Shearer, apparso a sorpresa nelle classifiche di gradimento ("sono esterrefatto, penso ci siano candidati con più esperienza di me", ha commentato al "Sun"). Più difficile, invece, per Marcello Lippi, almeno a dar retta alle sue parole durante la videochat di Gazzetta.it: "Amo la Premier, ma non so parlare inglese e questo per il mio modo di vedere e vivere il calcio è un grosso handicap. Potrei allenare una Nazionale, ma mai la Francia e se devo scegliere, preferisco la Spagna all’inghilterra". A conferma di ciò, la recentissima rinuncia (martedì) alla panchina del Birmingham, per ammissione dello stesso proprietario del club inglese, David Sullivan.
RAFA A SORPRESA? - Ma, come riportato dalla BBC, la candidatura dell’ultimissima ora è quella di Rafa Benitez che, ormai sempre più ai ferri corti con la coppia Gillett-Hicks, starebbe meditando un clamoroso addio. "Se migliorassi il mio inglese, potrei andare al posto di McClaren", ha ironizzato (ma non troppo) lo spagnolo.
KEANE – Egoisti viziati che pensano solo ai soldi. Questo l’impietoso giudizio che dà dei giocatori inglesi Roy Keane, l’allenatore del Sunderland che già in estate aveva bacchettato la "golden generation" inglese, tutta lussi e wags. "Potrei indicare almeno 8 nomi di giocatori che soffrono di ego smisurato. In effetti, sarebbero almeno 20 e sappiamo tutti di chi sto parlando, conosciamo i loro stili di vita. Il denaro ha fatto perdere la testa a molti di loro ed è necessario un allenatore che abbia polso e li sappia gestire. Un allenatore come Mourinho. Lui è l’unico in grado di farlo, perché anche lui ha un grosso ego ma è pure un grandissimo allenatore e un uomo intelligente, acuto".
NEANCHE UN PENNY – Oltre al danno della mancata qualificazione, la beffa di una buonuscita di 2,5 milioni di sterline (oltre 3,4 milioni di euro) che ha fatto incavolare i tifosi e tenuto banco in tutti i commenti post-siluramento. Normale che Steve McClaren sia considerato il peggior c.t. inglese di tutti i tempi. Tanto che il "Daily Mail" è arrivato a titolare in prima pagina "Why Should He Get A Penny?" ("Perché dovrebbe prendere un penny?"), parlando di oltraggioso comportamento dell’ex tecnico, che si è rifiutato di dimettersi per non perdere il denaro del contratto. A corredo del rabbioso interrogativo, la foto di "Macca" e della moglie Kathryn, pronti a volare ai Carabi, dove hanno comprato casa. Ma la battuta più velenosa è riportata dal "Daily Express" ed è attribuita all’autista di un convoglio della metropolitana che, commentando un ritardo sulla linea alla fermata di Wembley subito dopo la sconfitta, ha detto ai passeggeri: "Mi scuso per il ritardo, ma ci dicono che c’è qualcosa che sembra un uomo sul binario di fronte a noi. Speriamo si tratti di Steve McClaren".

giovedì 22 novembre 2007

Totti: altro guaio, altro stop

Il capitano della Roma, durante l'allenamento mattutino, si è nuovamente fatto male al piede destro, lo stesso infortunato nella partita contro lo Sporting Lisbona. E' in forse per la trasferta col Genoa.

ROMA, 22 novembre 2007 - Quando ormai sembrava prossimo il rientro di Francesco Totti ecco l'ennesima complicazione. Il n. 10 della Roma, durante l'allenamento mattutino si è procurato un altro infortunio al piede destro, lo stesso infortunato nella partita contro lo Sporting Lisbona. Totti questa mattina, dopo i primi 15' di allenamento insieme con tutto il gruppo, nel calciare un pallone ha colpito in terra procurandosi così un infortunio alla zona del collo interno del piede destro. Solo domani mattina sarà possibile accertarne l'entità. In caso che il dolore persista i tempi di recupero si allungherebbero ancora. La sua presenza in vista della trasferta di Genoa è in dubbio.

mercoledì 21 novembre 2007

Donadoni: "Io come Benedetto XVI"

"Non vorrei essere blasfemo - spiega il c.t. -, ma le nostre storie sono affini: l'attuale Papa è succeduto a Giovanni Paolo II, io vengo dopo Marcello Lippi, campione del Mondo. La gente non ci ha capiti subito, ma ora ci segue"

ROMA, 21 novembre 2007 - "Non vorrei essere blasfemo, ma la storia di Benedetto XVI, da un certo punto di vista, somiglia molto alla mia". Sono le parole di Roberto Donadoni, commissario tecnico della Nazionale, al sito 'Petrus.it'. "Benedetto XVI - dice il c.t. - è stato eletto dopo un pontificato indimenticabile come quello di Giovanni Paolo II, quando tutti ancora avevano il Papa polacco nel cuore; io sono arrivato alla guida della Nazionale italiana di calcio, con una certa sorpresa generale, dopo il regno di Marcello Lippi, che aveva appena vinto un mondiale, e i tifosi non hanno subito capito. Poi ci sono stati, sia per me che per il Papa, continui paragoni con i nostri predecessori, ma vedo che ormai la gente ha imparato a seguirci".
Per Donadoni, Benedetto XVI "ha un'intelligenza fuori dal comune; in gergo calcistico, mi sembra un "sergente di ferro"... Papa Benedetto mi piace molto, sa essere fermo e rigoroso nel suo Magistero, come ogni buon allenatore deve essere con le sue metodiche". Se un giorno vennisse fondata la Nazionale del Vaticano, Donadoni sarebbe disposto ad allenarla? "Non faccio dello spirito, ma dico seriamente di sì. Io sono un professionista, e vado dove mi chiamano". Se arrivasse una telefonata? "Ci andrei di buon grado".
Prima di centrare la qualificazione a Euro 2008, Donadoni è stato criticato e messo in discussione. "È vero, ma ho cristianamente sopportato. Del resto, anche le critiche fanno parte del gioco: si vuole sempre tutto e subito. Però, per cortesia, non parlatemi di rivincite personali: non appartengono al mio modo di pensare". Recentemente il presidente della Lega Calcio, Antonio Matarrese, ha auspicato una 'santa alleanza' calcio-Chiesa: "Mi consenta una battuta simpatica: vorrà dire che traslocheremo in Vaticano?". Ironia a parte, "mi sembra una cosa interessante, la Chiesa è portatrice di valori improntati al bene e alla pace. Il cristianesimo, d'altro canto, è la religione della tolleranza, dell'amicizia, del perdono. Penso che una società come la nostra abbia bisogno di riscoprire certe qualità".
"Oggi - conclude il c.t. - si sacrifica tutto per il desiderio sfrenato del successo, del denaro, del potere. Le violenze nel mondo del calcio e negli stadi sono anche figlie di questo tempo. Si crede che tutto sia sempre e comunque dovuto; lo sport è, invece, lealtà, sacrificio e rispetto degli altri". Ai violenti della domenica, Donadoni dice "di far prevalere civiltà e buon senso e di considerare ogni sport nella sua giusta dimensione. È assurdo piangere dei morti per eventi sportivi. Ma ormai negli stadi si respira un clima intossicato. E anche i mass-media dovrebbero recitare la loro parte sdrammatizzando quanto avviene in questo mondo".

martedì 20 novembre 2007

Ivanovic, Nasri, Benzema:sprint Juve, Inter e Milan

Le manovre dei club già scatenati e a caccia di rinforzi. Ai bianconeri piace il difensore della Lokomotiv, le milanesi in corsa per i due talenti francesi. Roma, Mancini non rinnova, c'è il Lione, ma Moratti è in agguato. Il Chelsea propone ai nerazzurri lo scambio Carvalho-Samuel.

MILANO, 20 novembre 2007 - L’asta per Branislav Ivanovic fra Inter, Juve e Milan è la cronaca di queste ultime settimane e dimostra come le grandi siano già in clima mercato. Ma le big si stanno dando da fare anche per altri nomi: da Benzema del Lione a Mancini della Roma, da Nasri dell’Olympique Marsiglia al portoghese Carvalho del Chelsea, ecco i nomi più importanti sulla bocca di tutti.
IVANOVIC - Il difensore serbo della Lokomotiv Mosca è ormai da mesi nel mirino della Juve, che sta facendo di tutto per averlo a gennaio. E l’offerta di 8 milioni al club russo sta allettando il giocatore, desideroso di cambiare maglia al più presto. Ma sia l’Inter, sia il Milan hanno fatto le mosse giuste per alzare la posta. Il club russo chiede 15 milioni e non fa sconti. Siamo di fronte a un vero e proprio intrigo che da qui a fine anno darà tanti colpi di scena.
BENZEMA - L’attaccante francese del Lione, ormai protagonista anche in nazionale, da mesi attira le attenzioni del Real Madrid. Anche la Juve s’è messa in fila, sapendo come l’Arsenal sia altrettanto motivato. Ma nelle ultime settimane anche il Milan è giunto a conclusioni importanti. Per il Lione è incedibile, ma già si parla di una quotazione da 30 milioni di euro. E il rischio è che il prezzo salga ancora. Il futuro rossonero di Benzema è legato a quello di Ronaldo. Il brasiliano è in scadenza di contratto e se nelle prossime settimane recupererà la miglior forma via Turati potrebbe anche prolungare il legame. In caso contrario il Milan è già pronto a fare una super-offerta al club francese. Il giudizio tecnico è che la coppia Benzema-Pato possa rappresentare il futuro milanista per il prossimo decennio. I contatti con la società sono stati già presi. Idem con il giocatore.
CARVALHO - Il difensore portoghese del Chelsea, da quando è andato via Mourinho si trova in una situazione da precario. Il suo contratto scadrà nel 2009 e guarda caso è la stessa data fino alla quale è legato Walter Samuel all’Inter. Da qui l’idea nata a Londra di proporre al club nerazzurro uno scambio con l’argentino, che in questo scorcio di stagione ha confermato di meritare un posto di titolare in un grande club. La vicenda verrà presto valutata da Moratti e dai suoi collaboratori. Si impone, però, una scelta: o Samuel rinnova il contratto con determinate garanzie tecniche oppure l’argentino potrebbe chiedere di andar via. Il corteggiamento del Chelsea lo lusinga. Ma in pista per Carvalho c’è anche la Fiorentina.
MANCINI - Il brasiliano della Roma ha il contratto in scadenza nel 2009. In estate il Lione ha offerto invano 22 milioni alla Roma. Ma ora il suo agente, Gilmar Veloz, gioca a nascondino. Il Lione per luglio parte in vantaggio. Mancini andrebbe via a un parametro molto basso, visto che è stato acquistato a costo zero. A Roberto Mancini il suo omonimo è sempre piaciuto e l’Inter è pronta a un nuovo assalto. Anche la Juve cerca l’erede di Nedved e sta facendo le sue mosse per Mancini.
NASRI - Il talento dell’Olympique Marsiglia piace moltissimo all’Inter che deve sostituire Figo a fine stagione. In corsa c’è pure il Real, ma l’Inter non ha arretrato di un millimetro. Branca sta lavorando per bloccare il francese già a gennaio.
ALTRE MOSSE - La Juve sta pensando d’ingaggiare Matteo Ferrari, in scadenza di contratto con la Roma. Deve però fare attenzione alla concorrenza del Borussia Dortmund, che vorrebbe tesserare il giocatore già a gennaio. Alla Roma è stato offerto il centrocampista tedesco Tim Borowski del Werder Brema, contratto in scadenza nel 2008. Il Milan tratta con l’Empoli l’ingaggio di Raggi, ma lo lascerebbe al club toscano sino a fine stagione.

lunedì 19 novembre 2007

Euro 2008, Italia in 2ª fascia

Il 2 dicembre a Lucerna, il sorteggio potrebbe sorriderci. La Nazionale non è tra le teste di serie, ma è come se lo fosse: gli azzurri con un po' di fortuna potrebbero ritrovarsi nel girone con Austria, Svezia e Polonia... Ma se gira male...

MILANO, 19 novembre 2007 - Sarà in 2ª fascia l’Italia al sorteggio di Euro 2008. Impossibile diventare testa di serie: Olanda e Germania non sono raggiungibili. Impossibile anche precipitare al 3ª rango, a meno di perdere con le Far Oer: lasciamo stare. Sarà in 2ª fascia l’Italia, ma in realtà è come se fosse in prima. Meglio non poteva andare.
PARADOSSO - Questo succede perché il gruppo delle teste di serie è "finto". Comprende, di diritto, le due ospitanti (Svizzera e Austria) e i campioni (Grecia): squadre non di vertice. L’unica vera "grande" sarà quella inserita per il coefficiente (che si calcola in base al rapporto punti/partite nelle qualificazioni a Germania 2006 e a quest’Europeo). L’unica "grande", al momento, è l’Olanda: se non farà scherzi mercoledì con la Bielorussia, quel posto è suo.
SECONDA FASCIA - Vista la classifica attuale - e stravolgimenti non dovrebbero essercene - l’Italia si ritroverà molto probabilmente in 2ª fascia con Croazia, Germania, Repubblica Ceca. Potrebbero entrare nel "giro" che conta inglesi e portoghesi. Più difficili sono, meglio è: perché significherà evitarli almeno nella fase a gruppi.
QUARTA FASCIA - Se la classifica non cambia, inoltre, può diventare complicata anche la 4ª fascia dove stazionano Spagna e Francia: due nazionali da evitare assolutamente.
GRUPPO IDEALE - Con un po’ di buona sorte, la strada verso la finale di Vienna potrebbe semplificarsi. Dal sorteggio di Lucerna (domenica 2 dicembre, mezzogiorno) potrebbe spuntare un gruppo con Italia, Austria, Svezia e Polonia: beh, non qualificarsi sarebbe soltanto colpa nostra.
GRUPPO TREMENDO - Possibile anche il contrario: un supergruppo con Olanda, Inghilterra (se passa) e Francia/Spagna. Da brividi.
MONDIALE 2010 - Quello di Lucerna non è l’unico sorteggio imminente. Addirittura prima, il 25 novembre, delegazioni e c.t. (ma forse non Donadoni) voleranno a Durban, Sud Africa, per "disegnare" le qualificazioni al Mondiale 2010.
TESTE DI SERIE - Qui, per designare le teste di serie, sarà utilizzato il ranking Fifa (non è stato deciso se l’ultimo, quello cioè del 24 novembre, o una media degli ultimi). In ogni caso l’Italia campione del mondo sarà testa di serie. Probabilmente assieme a Francia, Germania, Spagna, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Croazia e Inghilterra. In agguato Romania e Grecia. Ma il problema sarà chi arriva dalla seconda fascia: perché passano soltanto le prime e le seconde spareggiano tra loro.

domenica 18 novembre 2007

"All'Europeo per vincere"

Il giorno dopo il trionfo di Glasgow, il c.t. Donadoni esalta la prova del gruppo azzurro e rivela il suo sogno: "Voglio una squadra capace di pensare in grande, come il Milan di Sacchi e Capello". Tra gli sms ricevuti quello di Del Piero e i complimenti coloriti di Cassano.

MILANO, 18 novembre 2007 - Non ha chiuso occhio. Rientrato nella notte a Milano con i suoi ragazzi, ha rivisto scorrere le immagini del trionfo dell'Hampden Park. La pressione coinvolgente dello stadio, il gol di Toni, il pareggio di Ferguson. La rete di Panucci. Un Donadoni mai visto, che si è scrollato di dosso tutte le tensioni ed è andato a esultare con la squadra, undici leoni, artefice di una vittoria che vale la qualificazione alla fase finale dell'Europeo. Il c.t. meglio di Enzo Bearzot, che dopo il Mondiale vinto dell'82 non riuscì a ottenere il pass per la competizione continentale. Meglio anche di Marcello Lippi, che a Glasgow ottenne solo un pareggio.
MENTALITA' VINCENTE - E conoscendone le attitudini, Donadoni deve avere immaginato lo scenario di Euro 2008, con una Nazionale vincente, forte come quella che ieri sera ha annichilito la Scozia. Con il biglietto europeo in mano, il c.t. ha rivoluzionato il programma degli azzurri, nonostante l'ultimo impegno contro le Far Oer (mercoledì a Modena), concedendo due giorni di riposo alla squadra e dirottando la prevista conferenza stampa da Milanello a San Siro. "Immagino un Europeo che non sarà meno difficile del mondiale - ha dichiarato il commissario tecnico-; andremo lì con le solite ambizioni, giocando per vincere. Questa è la mia mentalità, scendere in campo tutte le volte per il risultato migliore". Per poi confessare il suo traguardo: "Il mio sogno è di creare una squadra che abbia una mentalità vincente, capace di pensare in grande, come quella del Milan targato Sacchi e Capello. Andremo agli Europei con la volontà di giocare ogni partita al massimo: vogliamo vincerli e continuare a dimostrare che la strada intrapresa è quella giusta".
GLI SMS DI ALE E CASSANO - Donadoni ama il profilo basso e come è nel suo stile non fa proclami, anche se la tentazione di togliersi qualche sassolino è grande. Ma ammette che che il suo cellulare è stato intasato da sms di contragutalazioni. Li ha apprezzati. Soprattutto quelli di Del Piero e Cassano, "Ale è stato tra i primi a chiamarmi prima della partita, e tra i primi a congratularsi dopo. E con lui Cassano, il cui messaggio era un po' più colorito... questo dà il senso di che spessore abbiano questi giocatori". E sottolinea: "Le loro parole erano sincere e non subdole per candidarsi a un posto agli Europei".
COERENZA - In questo senso Donadoni è stato chiaro: le scelte saranno fatte sulla base di un rigido criterio di merito. "Le porte in Nazionale sono sempre aperte. Io aspetto solo segnali da loro. Non ho chiuso nessun ciclo per nessun giocatore. Però nelle mie scelte vado sempre sul concreto". E se Nesta si dichiarasse disponibile? Donadoni cambia metro e con sincerità ribatte: "Contano sempre le prestazioni, però bisogna anche seguire una linea dritta, quella della coerenza". Chiaro anche il suo parere su Vieri: "È tornato in una condizione migliore rispetto al passato, ma ci sono anche tanti giovani interessanti. Come per esempio Pazzini".
CAMBIAMENTO - Inevitabile il plauso allo straordinario entusiasmo dei tifosi scozzesi. E qui il c.t. non le ha mandate a dire: "Se si userà ancora una volta il veicolo calcio per far scivolare via tutto saremo i soliti italiani". Donadoni, insomma, è pienamente d'accordo con Rino Gattuso, secondo il quale le vittorie nascondono i problemi. "La Nazionale ieri ha dato il buon esempio, può fare da traino a un calcio che vuol cambiare, però c'è da imparare molto da quel che è successo a Glasgow, dalla gioia e dalla compostezza dei 50 mila tifosi scozzesi che sono stati eliminati, ma alla fine festeggiavano nelle piazze, magari ubriachi, ma senza sfasciare vetrine. Credo che sia giunto il momento di cambiare: non a parole, ma nei fatti".

sabato 17 novembre 2007

McLaren, appello respinto.Kimi resta il campione

"Inammissibile" per la Fia ha il ricorso del team di Woking contro Williams e BMW, che in Brasile avevano carburante più freddo. Raikkonen resta iridato. Todt: "Respinto disperato tentativo di ribaltare il giudizio della pista, ora concentriamoci per l'anno prossimo"

LONDRA (Inghilterra), 16 novembre 2007 - Il Mondiale di F.1 2007 è stato definitivamente assegnato. La corte d'Appello della Fia ha infatti respinto il ricorso della McLaren presentato per le benzine irregolari di BMW e Williams nel GP del Brasile. Il ferrarista Kimi Raikkonen è confermato campione del mondo. "Dopo aver ascoltato le spiegazioni di entrambe le parti - si legge sul comunicato della Fia - e dopo aver esaminato i vari documenti e le altre prove, la Corte ha deciso che il ricorso presentato dalla McLaren-Mercedes è inammissibile".
SODDISFAZIONE FERRARI - Molta soddisfazione da parte della Ferrari che ha affidato a un comunicato stampa la prima reazione alla decisione della Fia: "La Scuderia Ferrari Marlboro - si legge - prende atto con soddisfazione dell’odierna decisione della Corte d’Appello Internazionale che conferma il risultato del Gran Premio del Brasile e la conseguente conquista del titolo mondiale Piloti da parte di Kimi Raikkonen". "La decisione dell’ICA pone finalmente termine a una stagione molto intensa, sia in pista che fuori – ha dichiarato l’Amministratore Delegato della Ferrari Jean Todt – oggi è stato respinto un ultimo, disperato tentativo di ribaltare il risultato della pista. Ora tutte le nostre energie saranno interamente concentrate sulla preparazione della prossima stagione”.
TEMPERATURE - L'ordine d'arrivo della gara di Interlagos resta quindi immutato e il titolo iridato piloti rimane dunque al finlandese della Ferrari Kimi Raikkonen. I quattro giudici indipendenti della Corte di Appello, lo statunitense John Cassidy, il greco Vassilis Koussis, il portoghese Josè Macedo e Cunha e il ceco Jan Stovicek, hanno deciso di non punire le squadre. La McLaren aveva presentato ricorso contro il mancato sanzionamento di Williams e BMW. Al termine della gara, nelle verifiche tecniche, la temperatura della benzina di queste monoposto era stata trovata non conforme al regolamento. I commissari di gara però avevano deciso di non infliggere penalizzazioni ai team e ai piloti, Nico Rosberg, Robert Kubica e Nick Heidfeld, a causa di una discrepanza tra Fia e Fom sulla comunicazione della temperatura del carburante a cui le squadre dovevano attenersi prima del via del GP.
HAMILTON - "Come ho detto, Kimi si è meritato di vincere il Mondiale Piloti e né io né chiunque alla McLaren ha mai avuto il desiderio di prenderglielo in tribunale. Quello non era lo scopo dell'appello della squadra". Queste le prime parole di Lewis Hamilton. "Sto guardando avanti, alla stagione 2008, a correre con Kimi e con tutti i miei altri rivali - ha spiegato Hamilton - spero di essere in grado di ottenere una posizione migliore rispetto al secondo posto di quest'anno nel Mondiale Piloti".
WHITMARSH - Sulla stessa linea Martin Whitmarsh. "Nell'interesse di chiarificare la regola e della sua validità abbiamo presentato il nostro appello - ha sottolineato il direttore esecutivo della McLaren - ancora non abbiamo visto il testo della decisione della Corte d'Appello internazionale della Fia e speriamo che la chiarificazione sia fornita. È importante sottolineare che l'inchiesta degli steward della Fia al GP del Brasile non è iniziata tramite alcuna azione della McLaren, ma da un rapporto scritto e reso pubblico dal delegato tecnico della Fia. Il nostro appello era soltanto un punto logico e procedurale nell'iter cominciato dalla relazione scritta del delegato tecnico della Fia. Speriamo che questo problema della temperatura del combustibile non rimanga insoluto nella F.1 dell'anno prossimo".

venerdì 16 novembre 2007

La Nazionale del tridente vuole dare la svolta.

Gli azzurri in Scozia si giocano l'accesso all'Europeo, ma hanno anche la responsabilità di dimostrare che l'Italia non è quella delle devastazioni di domenica. Donadoni affida la missione a Camoranesi-Toni-Di Natale schierati in un tridente offensivo.

PISA, 16 novembre 2007 - Quando il 7 giugno 2006 la Nazionale decollò dall'aeroporto di Pisa alla volta di Dusseldorf c'era una missione impossibile da compiere: non tanto la conquista del Mondiale (il pensiero non ci sfiorava nemmeno), bensì l'obiettivo di fare una figura decorosa, con il peso del più devastante scandalo calcistico mai accaduto in Italia sulle spalle. Ma si sa come andò a finire. Partita dopo partita, mattone dopo mattone, arrivò il trionfo di Berlino, costruito con una straordinaria prova di gruppo.
ONORE - Oggi, 16 novembre 2007, l'atmosfera è quasi la stessa. Gli obiettivi sono diversi, ma c'è comunque un Europeo da raggiungere e, ancora un volta, un prestigio e un onore da difendere. Tutto il pianeta ha visto ciò che è accaduto domenica in Italia. La Nazionale, ambasciatrice suo malgrado, si farà ancora una volta carico di raccontare al mondo che l'ennesima pagina nera, questa volta i moti di piazza e le violenza sugli spalti, appartengono a pochi beceri individui. Come? Con una prestazione superlativa. Proprio come ha promesso ieri a Coverciano Gigi Buffon. Allora sì che la promozione alla competizione di giugno avrà un significato universale, ancora più bello perché dedicato a Gabriele Sandri, ancora più esaltante, perché dimostrerebbe che nei momenti decisivi siamo in grado di superare qualsiasi ostacolo.
PAURE - Lo ha ripetuto più volte Roberto Donadoni che ha ricordato che l'Italia non può avere paura di nessuno. Nemmeno della Scozia nel suo ambiente più ideale; quell'Hampden Park dove venirne fuori indenne è impresa quasi impossibile. Chiedetelo alla Francia. Sì, il c.t. non vuole sentire storie per un semplice motivo: conti alla mano siamo più forti degli irriducibili britannici guidati da Alex McLeish. Perché, molto probabilmente (il c.t. sara d'accordo), gli scozzesi di paura ne hanno molta più di noi. TRIDENTE - Così, tanto per far capire che gli azzurri sono impavidi quanto loro, Donadoni tirerà fuori numeri mai visti nella sua gestione: una squadra offensiva poco propensa ai calcoli. La partitella a porte chiuse di ieri dovrebbe avere eliminato tutti i dubbi, con quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti. Panucci in vantaggio su Oddo, quasi fuori dai giochi dopo un pestone subito alla fine dell'allenamento, Cannavaro, Barzagli e Zambrotta; quindi Gattuso, Pirlo e Ambrosini e un tridente efficace e potente, con Camoranesi (che non essendo attaccante vero è in grado di far passare la squadra senza problemi al 4-4-2), Toni e Di Natale, dove il bomber del Bayern giocherà leggermente più avanzato. Ma c'è anche Iaquinta in gioco. Il bianconero è in forma, lo si è visto in campionato ma anche a Coverciano. Insomma, le carte in mano a Donadoni sono tante, qualitativamente e fisicamente. Quest'ultima, dote essenziale per contrastare la furia degli highlander che schiumeranno rabbia con una gara di attacco, ma proprio per questo favorendo il nostro gioco. Diciassette novembre 2007. Speriamo di catalogarla nelle date che contano.

giovedì 15 novembre 2007

Quale sport per mio figlio?

Tutto ciò che è meglio sapere prima di affidare i propri bambini a un allenatore, ricordando che uno stile di vita sedentario ostacola un adeguato sviluppo e può causare problemi in vecchiaia.

MILANO, 13 novembre 2007 - Se fare sport è salutare per gli adulti, a maggiore ragione lo è per i bambini nel periodo centrale della loro crescita, a prescindere dal fatto che un domani possano o meno diventare dei campioni. Tra i 5 e gli 11 anni i vostri figli divisi come sono tra scuola e tv si muovono sempre meno. Ma essere genitori responsabili significa soprattutto dare ai figli la possibilità di crescere sani. E lo sport praticato regolarmente non solo favorisce lo sviluppo complessivo dell’organismo, ma aiuta anche a prevenire numerose malattie che potrebbero insorgere con il trascorrere degli anni. Uno stile di vita sedentario, ostacola lo sviluppo di un adeguato tono muscolare e può portare, da adulti, a problemi respiratori e cardiaci. Se poi si combina con cattive abitudini alimentari, la scarsa attitudine a muoversi può causare aumenti di peso con problemi relativi alla colonna vertebrale, all’assunzione di posture scorrette e all’indebolimento della muscolatura, in particolare di quella addominale. Non esistono bambini pigri, ma diventano tali perché poco stimolati dai grandi che non sono riusciti a coltivare la loro naturale attitudine al movimento. A questa età, anzi, quando si appassionano a un’attività motoria, ovviamente sotto forma di gioco e di divertimento, manifestano un grandissimo impegno ed evidenziano la presenza di una motivazione concreta e dominante.
GIOCO - Se il gioco svolge una parte decisiva per sviluppare l’intelligenza e la personalità del vostro bambino, lo sport costituisce la migliore occasione perché questa crescita si esprima al meglio. Ogni attività sportiva, quando praticata nello spirito del gioco, è come una battaglia senza nemico: richiede lealtà verso l’avversario e insegna ad affrontare le difficoltà e le situazioni imprevedibili. Si gioca per qualcosa e non contro qualcuno. Allo stesso tempo si stimola l’esercizio di quelle abilità, che possiamo definire ‘intellettuali’ (l’analisi di una situazione, l’individuazione della soluzione, la comprensione dei rapporti causa-effetto ecc.), il cui sviluppo è indispensabile per la sua crescita ottimale.
VIVERE IN GRUPPO - Giocare di squadra, sentire di fare parte di un gruppo impegnato a ottenere un certo obiettivo è per i bambini un’esperienza educativa rilevante. Indossando la maglia della sua società, il bambino prova l’entusiasmo di ‘fare squadra’ con i suoi coetanei. In famiglie con figli unici, non è facilissimo per il bambino imparare a rispettare le regole del gruppo, o a privilegiare gli obiettivi della squadra, rispetto a quelli personali. Lo sport gli consente di fare questa importante esperienza, soprattutto a partire dall’età di 8 anni, quando il suo interesse e la sua curiosità nei confronti del mondo esterno si sviluppano maggiormente.
PERCHÉ UNA SQUADRA VINCE E L’ALTRA NO? - Noi adulti sappiamo perfettamente che il successo o l’insuccesso delle nostre iniziative dipendono sempre da cause ben precise: impegno, fortuna, abilità, bravura degli avversari.... A vostro figlio tutti questi fattori risultano abbastanza incomprensibili, almeno fino a quando non ha compiuto 10 – 12 anni. Sebbene fin da molto più piccolo abbia cominciato a confrontare le proprie abilità con quelle degli amici, solo dopo gli 8 anni è in grado di scegliere, quando deve formare una squadra, i compagni sulla base della loro bravura. I bambini non sono dei ‘piccoli adulti’ e, di conseguenza, è fondamentale sempre tenere conto della loro età sia nel modo di insegnare, sia durante gli esercizi.

martedì 13 novembre 2007

L'agente che ha sparato: "Non sono un assassino"

Parla Luigi Spaccarotella, 31 anni, l’agente della Polizia stradale da ieri indagato per l’omicidio (colposo) di Gabriele Sandri: "Chiedo rispetto per la persona che non c’è più, e anche per la mia situazione e per quelli che svolgono il mio lavoro"

MILANO, 13 novembre 2007 - "Non sono un assassino, non sono uno che va in giro ad ammazzare le persone. E sto male, sto malissimo". Al telefono di casa risponde lui, Luigi Spaccarotella, l’agente della Polizia stradale di Battifolle da ieri pomeriggio indagato per l’omicidio (colposo) di Gabriele Sandri. Sono le tre passate e il suo tormento è dentro una voce rotta, tesa, aspra, quella di un ragazzo di 31 anni che parla in prima persona e con la vita ormai sottosopra.
RISPETTO - Zona Pantano Marchionna di Arezzo, il cognome sul campanello non c’è. Non compare nemmeno quello della moglie Federica, che ha conosciuto nella clinica privata nella quale lei lavora come infermiera, una nota struttura vicino alla stazione. "Chi è?" risponde con una domanda. Sulle prime, saputo chi siamo, riattacca. Dopo, un minuto dopo, resta in comunicazione e trova forza e volontà di aprirsi, esprimendo il proprio disagio e chiedendo rispetto anche per chi ci ha rimesso la vita. "Ascolti — dice Luigi —, non sono nelle condizioni migliori, sto male, lo capisce? Sto male. Però le voglio dire una cosa, una sola: non sono un assassino, non lo sono! Non sono uno che va in giro ad ammazzare la gente. E se ne dicono tante, troppe, in queste ore, mentre la cosa più giusta adesso è portare rispetto per la persona che non c’è più e per tutti i suoi familiari; rispetto anche per la mia situazione, la prego, e per quelli che svolgono il mio stesso lavoro". Luigi aggiunge di aver nominato un avvocato (di Prato), poi saluta e riattacca. E’ completamente scosso.
IN LACRIME - Alla Sottosezione della Polizia Stradale di Battifolle, appena dentro il casello di Arezzo, il clima è mogissimo. I colleghi di Luigi sono scossi, sconvolti. Raccontano di un ragazzo solare, di un collega bravo, puntuale ed esperto, di un amante del calcetto ma non tifoso di una squadra in particolare. Luigi Spaccarotella ad Arezzo dal 2005, prima aveva prestato servizio alla Questura di Palermo; è nativo di Varese, ma di origini calabresi, di un paese vicino a Cosenza, Cetrano. Quel giorno era fuori come in tante altre occasioni: secondo le ricostruzioni, Luigi s’è accorto di ciò che aveva causato solo una volta arrivato proprio al casello, quando ha visto la Mégane parcheggiata e il 118 che stava arrivando, con Gabriele in fin di vita. Trovatosi di fronte alla tragedia, Luigi sarebbe entrato nella caserma e avrebbe detto: "Non capisco come possa essere successa una cosa così, e non me ne faccio una ragione". E poi è scoppiato a piangere.
TIFOSI O NO? - Luigi è un agente scelto, "ha vissuto anche in zone calde — racconta un amico vigile intendendo l’esperienza a Palermo —, quindi non è uno sprovveduto". Un benzinaio dell’Area di Servizio dalla quale è stato sparato un colpo racconta di averlo visto correre, dal punto in cui è uscito il primo colpo in aria dove poi è stato esploso quello fatale. Circa 70 metri. "E’ stato un incidente, una fatalità": sono le frasi che Luigi avrebbe pronunciato a persone vicine. Qualcuno, poi, sussurra che l’agente non avesse ben chiaro che si trattasse di tifosi. Ma il tormento di tutti resta lì.

lunedì 12 novembre 2007

L'agente è disperato."Non miravo a nessuno"

Parla Luigi S., il poliziotto dalla cui arma risulta essere partito il colpo fatale per Sandri: "Il primo colpo l'ho sparato in aria, il secondo mi è partito mentre correvo. Così ho distrutto due famiglie, quella del ragazzo e la mia."

12 novembre 2007 - Questa mattina il Corriere della Sera riporta le prime parole di Luigi S., l'agente della Polizia Stradale dalla cui arma risulta essere partito il colpo che è costato la vita al tifoso laziale Gabriele Sandri. "Non ho mirato a niente, non ho puntato nessuno - dice tra le lacrime -. Ero almeno a duecento metri, come avrei potuto? Il primo colpo l'ho sparato in aria e il secondo m'è partito mentre correvo, accidenti a me. Adesso lo so, sono rovinato".
AGENTE SCELTO - Agente scelto, 12 anni di servizio ricchi di successi e attestati di stima, ora non si dà pace: "Così ho distrutto due famiglie, quella del ragazzo e la mia...". Dopo il primo colpo sparato in aria, secondo il regolamento, avrebbe dovuto rimettere nella fondina la pistola d'ordinanza, una Beretta 92 Sb. Ma lui non l'ha fatto, è stato imprudente: !Perché noi siamo abituati a correre nei campi per inseguire i rapinatori, i trafficanti di droga, i latitanti — lo difendono a spada tratta i suoi colleghi — e la pistola la teniamo in pugno". Stavolta, però, c'è scappato il morto. "C'era appena stata la rissa tra i tifosi laziali e juventini, una rissa violentissima — raccontano in coro i poliziotti di Battifolle —. Le auto dei tifosi stavano già ripartendo e Luigi, così, correva in parallelo al guard-rail per identificarne almeno il modello. Non lo diciamo per giustificarlo, ma per sottolineare che è stata una disgrazia. Oltretutto il proiettile, per arrivare dall'altra parte, ha dovuto superare due guard-rail a tripla onda e la rete sul new-jersey centrale. Magari ha subìto anche una deviazione...".
GUERRA SETTIMANALE - In sintonia con quanto dichiarato dai dipendenti dell'autogrill, infine, i colleghi di Luigi S. hanno spiegato che ogni fine settimana "è una guerra". Gruppi ultras dalla serie A alla C imperversano nelle stazioni di servizio, e l'episodio violento è all'ordine del giorno.

domenica 11 novembre 2007

Il Barça cade col Getafe.Prima vittoria per Koeman

La squadra di Rijkaard sconfitta 2-0 in trasferta dalle reti di Moral e Albin. Zambrotta espulso nel finale, Ronaldinho infortunato. Capello avvistato in tribuna. Nell'altro anticipo tutto facile per il Valencia: 3-0 al Murcia. Oggi il Real impegnato al Bernabeu contro il Maiorca può allungare in testa.

MILANO, 10 novembre 2007 - Il Barcellona crolla 2-0 in casa del Getafe nell’anticipo della dodicesima giornata della Liga e rimanda i sogni di sorpasso in vetta nei confronti del Real Madrid. Partita davvero sotto il par per i catalani, che dopo la mezz’ora si sono spenti come un cerino al vento. Da valutare anche un infortunio subito da Ronaldinho, sostituito nella ripresa. In compenso i “cugini” del Real sorridono, avendo portato a casa uno scalpo così importante.
SU COL MORAL – C’è anche Capello tra gli spettatori all’Alfonso Perez. Nubi su Rijkaard? Difficile, visto che don Fabio ha pur sempre una casa a Madrid. L’inizio è equilibrato, con occasioni per Pablo e Henry (azione nata da un tacco splendido di Messi); quando il francese si trova a tu per tu con il portiere Abbondanzieri sembra il prologo al vantaggio blaugrana. Invece “El Pato” ipnotizza l’ex Arsenal, dimostrandosi ancora una volta portiere di caratura internazionale. Da lì in poi, paradossalmente, è quasi solo Getafe. A sorpresa, arriva il vantaggio, firmato da Del Moral sugli sviluppi di un calcio di punizione. Gli Azulones potrebbero addirittura raddoppiare nel finale di primo tempo, ma Valdes si supera su Souza.
ROSSO PER ZAMBRO – Già alla mezz’ora Ronaldinho aveva iniziato a toccarsi la caviglia destra, toccata duro. Dopo una ventina di minuti nella ripresa il brasiliano alza definitivamente bandiera bianca. Al suo posto Rijkaard prova la carta Giovani, ma è il Barcellona nel complesso ad essere zavorrato, fuori partita. L’emblema è Messi, forse nella sua peggior versione stagionale. Il Getafe, dal canto suo, non si scopre più di tanto e si difende con ordine. Piovono cartellini gialli e anche un rosso, diretto, per Zambrotta, entrato nella ripresa al posto di un rivedibile Thuram. Davvero brutta, la sua entrata su Licht. Mazzata definitiva? No, perché c’è tempo anche per il raddoppio, firmato da Albin: l’uruguaiano controlla male un assist splendido di Uche, ma scavalca comunque Valdes.
SUPERVALENCIA - L'amaro debutto è già stato dimenticato. Ronald Koeman cancella il 2-0 casalingo rimediato in Champions League contro il Rosenborg e ottiene la prima vittoria alla guida del Valencia. Il tecnico olandese fa pace col Mestalla grazie a un Villa in stato di grazia che segna una doppietta: il Murcia non può fare niente, prende tre gol (quello che apre l'incontro è di Helguera) e rimane inchiodato a 13 punti. La vittoria consente invece al Valencia di portarsi al secondo posto a quota 24 insieme a Barcellona e Villarereal, che oggi aspetta il Siviglia.

sabato 10 novembre 2007

Ancelotti: "Ecco Ronaldo".Forse il lancio dall'inizio

Alla vigilia della trasferta contro l'Atalanta, il tecnico del Milan si dice pronto a lanciare il brasiliano: "Non ho deciso, non ha la continuità dei novanta minuti, ma lui può giocare senza continuità". Rimpianto Ibrahimovic? "Nessuno, abbiamo già posto rimedio". Con Pato, ovviamente.

MILANO, 10 novembre 2007 - A questo punto la sensazione è che Ronaldo possa giocare addirittura dal primo minuto. Accantonato il problema muscolare, Carlo Ancelotti lo ha fatto capire nella conferenza stampa di Milanello, alla vigilia di Atalanta-Milan. Il tecnico rossonero non ha ancora deciso come e quanto impiegarlo. "Ronie non è ancora nella condizione ottimale per giocare dall'inizio, non ho ancora deciso - ha detto Ancelotti -. Non gioca da tre mesi. Fisicamente sta bene, sta lavorando ed è importante che si sia messo a posto".
CON RONIE TUTTO E' POSSIBILE - Ciò che conta è l'avere ritrovato un giocatore che "in certe partite con la sua qualità può dare una grossa mano". E il fatto che Ancelotti si stropicci gli occhi è già un buon segno: "Ronaldo può giocare sia da finalizzatore avanzato, ma anche in una posizione più arretrata. Non ha la continuità dei 90', ma lui può giocare senza continuità". Ecco la frase che conta, anche perché, ricorda Ancelotti, "in carriera si è spento e si è acceso in un attimo nel corso delle partite". Ronie a cui è perdonato tutto. "Una volta si è presentato in ritardo - ha ricordato l'allenatore del Milan -, ma capita a tutti, è successo anche a me. In questi casi le regole valgono per tutti, chi arriva in ritardo paga una multa che a fine stagione viene devoluta alla Fondazione".
DUE PUNTE - Ronaldo in campo con l'Atalanta. Osso duro la squadra di Luigi Del Neri. Dice Ancelotti: "E' una squadra continua, molto dinamica, molto ordinata, ha forza e velocità sugli esterni, sta facendo meglio rispetto alle aspettative, è una squadra che gioca bene a immagine e somiglianza del suo allenatore. L'Atalanta può lottare benissimo per la coppa Uefa". La formazione? "Se gioca, Maldini non gioca a sinistra, ma al centro al posto di Nesta o Kaladze. A sinistra? Vediamo fra Serginho e Favalli. Gilardino invece ha lavorato ancora a parte, ha un fastidio alla caviglia (inzaghi è pornto, ndr). A Donetsk abbiamo giocato con ordine tattico, rischiando poco. E' quello che, come atteggiamento, dovremo fare anche domani". E anticipa, già pregustando un Ronaldo a tempo pieno: "Penso che dopo la sosta si vedrà sicuramente in tante partite il Milan a due punte. Seedorf vuole fare il trequartista da sempre, ma nei primi anni si è sacrificato, potremmo anche cambiare lo scherma, potremmo anche giocare con due attaccanti e due mezze punte".
PATO - Dice la sua sul Pallone d'oro? "Non ho sensazioni, ho certezze: vince Kakà, secondo Pirlo". Infine il possibile paragone Van Basten-Ibrahimovic. "Difficile da fare - l'analisi di Ancelotti -, perché Marco ha già smesso, mentre Ibra è nel pieno dell'attività. Certo Zlatan è il giocatore più vicino di tutti a Van Basten. L'ultimo anno è diventato molto più decisivo nei gol fatti, il gol era forse l'unica lacuna che aveva ma da quest'anno è diventato molto più concreto. Non è venuto da noi, ma abbiamo posto rimedio lo stesso. E porremo rimedio... Abbiamo già posto rimedio...". Con Pato, ovviamente.

venerdì 9 novembre 2007

È una Fiorentina da sballo

Il trionfale 6-1 all'Elfsborg è solo un passo verso la completa maturazione della squadra. E i numeri le danno ragione: 21 risultati utili consecutivi, migliore difesa della serie A. L'oasi ideale per chi va a caccia di motivazioni: Vieri in prima fila.

FIRENZE, 9 novembre 2007 - Ventuno risultati utili consecutivi, unica italiana ancora imbattuta tra campionato e coppe europee. Miglior difesa della serie A (insieme a quella dell’Inter, con 7 gol subiti), in assoluto miglior retroguardia per quanto riguarda i gol incassati in trasferta (uno, su rigore di Kaka). Non chiamatela sorpresa: "La Fiorentina ormai è una realtà", sorride il ds viola Pantaleo Corvino. Da quando ci sono lui e Prandelli, la squadra ha conquistato 170 punti in poco più di due stagioni (per una media di 1,95 punti a partita).
VIOLA IN EUROPA - Cominciamo dalla fine, dal 6 a 1 di ieri sera rifilato agli svedesi dell’Elfsborg. E’ la più larga vittoria viola in Europa. Tre punti che avvicinano il passaggio ai sedicesimi di finale dell’unica italiana superstite in Uefa. "Teniamo moltissimo a questa coppa, per noi ma anche per i nostri tifosi. Vogliamo arrivare fino in fondo, vogliamo vincere", è la riposta di Prandelli a chi invitava a lasciare perdere l’Europa per concentrarsi sul campionato.
GESTIONE DELLE RISORSE – Qui la Fiorentina è salda al secondo posto in classifica. Domenica affronterà l’Udinese al Franchi, dopo la sosta volerà a Reggio, poi lo scontro al vertice con l’Inter del 2 dicembre. "Ma parlare di scudetto in questo momento non ha senso, affronteremo l’argomento tra un paio di anni", precisa l’allenatore. Frey corregge il tiro: "Abbiamo una possibilità su cento di arrivare primi", "tutte le squadre sono alla nostra portata, nessuno ci ha messo sotto", aggiunge capitan Dainelli. La sua affermazione vale dal 18 aprile scorso, quando la Fiorentina fu sconfitta a Parma. Da allora solo vittorie e pareggi. Il segreto? Il gruppo, l’alternanza dei giocatori per ottenere sempre lo stesso risultato. Da una partita all’altra Prandelli cambia almeno 6-7 undicesimi di formazione, chi va in tribuna la domenica gioca il giovedì e viceversa. Ah, non chiamatelo turn-over, è molto di più. "Attenta gestione delle risorse umane", per dirla come l’allenatore.
SORPRESE E RINASCITE – Così più che Mutu, la Fiorentina ha scoperto Osvaldo (fresco di convocazione in Under 21), più che la conferma di Montolivo, ecco l’esplosione di Kuzmanovic, più che lamenti dopo l’infortunio di Gamberini (rientrerà dopo Natale), sono arrivati complimenti per Kroldrup, che ha saputo riconquistarsi anche un posto in Nazionale. Spera di farlo pure Bobo Vieri, che sogna la maglia azzurra e intanto segna per la Fiorentina.
BOBO CONTA FINO A DIECI – L’attaccante viaggia in treno e mangia pane azzimo, quello a lunga conservazione. E’ a quota 2 reti fatte in coppa Uefa, 3 in campionato. Qui Bobo ha un obiettivo: arrivare a quota dieci. Doppia cifra per cercare di convincere Donadoni. A lunga conservazione è soprattutto il centravanti.

giovedì 8 novembre 2007

Messi, Jo, Babel e Ben Arfa.E' la Champions dei giovani

Nel 4° turno della fase a gironi, hanno brillato i talenti Under 21 di Barcellona, Cska Mosca, Liverpool e Lione. Benayoun si candida al titolo di miglior giocatore della giornata, mentre il Valencia è la squadra più in difficoltà.

MILANO, 8 novembre 2007 - Quelli della della Next Generation sono ragazzi che danno soddisfazione, non c'è che dire: ve li avevamo presentati in estate e ora stanno ripagando la fiducia di Gazzetta.it, dei lettori della nostra rubrica e soprattutto degli allenatori che li hanno mandati in campo. Se su Leo Messi non c'era proprio nulla da scoprire, visto che si tratta di un fenomeno già da tempo affermato a livello mondiale, qualche parola di più andrebbe spesa per Jo, Babel e Ben Arfa, in gol (e che gol!) nella due giorni di Champions League, proprio come l'argentino del Barça. Per loro doveva essere la stagione della consacrazione ad altissimi livelli e non stanno deludendo le attese. Ma ecco le nostre nomination per i top e i flop di questa settimana: potete votarle nel sondaggio di Gazzetta.it.
SQUADRA TOP - Tra le cinque candidate al titolo di "miglior squadra" non può mancare il Liverpool, se non altro per le proporzioni della vittoria: l'8-0 al Besiktas tiene vive le speranze di qualificazione dei Reds. Una citazione è d'obbligo per il Milan, perché vincere 3-0 a Donetsk è impresa davvero di valore assoluto. Il colpo della giornata è sicuramente quello del Rosenborg, protagonista di un girone incredibile e sempre più vicino alla qualificazione, contro ogni previsione. Metteremmo, poi, il Fenerbahçe, che ha dominato lo scontro diretto col Psv Eindhoven, dimostrando di meritare l'accesso agli ottavi. E, dovendo fare delle scelte, rinunciamo a inserire Barcellona, Inter, Lazio e Siviglia per riservare un posto allo Sporting Lisbona. E' vero, non ha vinto e ormai è quasi tagliato fuori, ma contro la Roma i portoghesi hanno dato spettacolo e sono stati traditi solo dalla sfortuna: li consoliamo così.
SQUADRA FLOP - Il peggior fallimento di questo turno arriva dal Mestalla, dove il Valencia ha permesso a Iversen di fare doppietta e si è allontanato moltissimo dalla fase a eliminazione diretta. Molto male anche il Psv travolto a Istanbul, così come il Benfica che si è arreso in casa del Celtic senza nemmeno tentare una reazione d'orgoglio. Puniamo il Besiktas per avere "mollato" ad Anfield: contro il Liverpool si può anche perdere netto, ma otto gol al passivo sono davvero troppi. Ultimo posto tra le delusioni per il Werder Brema: contro una Lazio indebolita dalla tante assenze, i tedeschi hanno buttato al vento un'ottima occasione per avvicinarsi al passaggio del turno.
GIOCATORE TOP - Qui le scelte diventano difficili e molto opinabili, ma il bello è questo: le nostre valutazioni non hanno altra pretesa se non quella di essere uno spunto per la discussione. Il nostro preferito, per questa volta, è Benayoun: tre gol e due assist fanno dell'israeliano del Liverpool il giocatore più "produttivo" in assoluto. Poi c'è Pippo Inzaghi, che preferisce i fatti alle chiacchiere. Gioca poco? Niente mugugni: entra in campo nella ripresa e risolve la gara di Donetsk con due gol. Doppietta anche per Ibrahimovic, che apre e chiude la goleada dell'Inter: il primo gol è importante per avviare la rimonta sul Cska, il secondo è di una bellezza stordente. Per quanto riguarda l'Inter, meriterebbe una nomination anche il preziosissimo Cambiasso: ma non volendo inserire due giocatori della stessa squadra, preferiamo valorizzare la grande serata di Ben Arfa. Il giovane francese di origine tunisina ha dato spettacolo contro lo Stoccarda: due reti, di cui una da favola. Per il quinto gradino, avremmo solo l'imbarazzo della scelta. Andiamo con Sektioui, valorizzandone il meraviglioso gol che ha lanciato il Porto verso gli ottavi.
GIOCATORE FLOP - Il peggiore della giornata è probabilmente Toraman, che prendiamo come simbolo della serata disastrosa del Besiktas. Gli fa compagnia Vasili Berezutski, che già all'andata aveva concesso di tutto e di più agli attaccanti dell'Inter. In questa poco invidiabile classifica trova posto Joaquin del Valencia: dov'è finito il talento che aveva incantato la Spagna da giovanissimo? Prestazione negativa anche per Naldo, che ha regalato un rigore pesante alla Lazio e non è stato mai preciso nelle chiusure. E tra i flop entra anche Doni: alle incertezze di Empoli hanno fatto seguito quele di Lisbona, con tanto di incomprensione con Mexes in occasone del primo gol di Liedson.

mercoledì 7 novembre 2007

Entra Inzaghi e il Milan vola

Rossoneri devastanti contro lo Shakhtar nel segno di SuperPippo che al 58' sostituisce Gilardino; al 60' segna un gran gol e al 72' regala a Kakà l'assist del 2-0. Il brasiliano restituisce il favore al 93' a Inzaghi che fissa il 3-0 finale. Passaggio agli ottavi a un passo.

DONETSK (Ucraina), 6 novembre 2007 - Come un film visto e rivisto. Entra Filippo Inzaghi e la storia cambia. Il bomber rossonero al 18' della ripresa sostituisce Gilardino e nello spazio di sette minuti piega lo Shakhtar Donetsk. Prima spingendo in rete la verticalizzazione di Pirlo, poi servendo a Kakà, dopo un controllo perfetto in area, la palla del 2-0. Il brasiliano, che sa essere anche altruista, al 93' su un sontuoso contropiede regala il 3-0 a Pippo che segna il gol numero 62 in Europa e mette la firma sulla trionfale serata del Milan. Rossoneri a 9 punti e ottavi vicini. Ma soprattutto la conferma che in trasferta e in Europa sanno offrire il meglio di se stessi. "Lucescu è furbo, puoi fregarlo una volta, ma non due", aveva detto Ancelotti nella vigilia. Frase che, a conti fatti, sottolinea quanto il tecnico di Reggiolo lo sia di gran lunga molto di più.
ANDAMENTO LENTO - Nel freddo glaciale di Donetsk, il primo tempo è in realtà giochicchiato. E' una frazione noiosa in cui il pareggio, su entrambi i fronti, sembra il risultato preferito. Di tanto in tanto ci pensa lo Shakhtar a regalare qualche lampo, approfittando di un Milan per nulla trascendentale. I padroni di casa se ne stanno rintanati nella loro trequarti per una buona mezzora, offrendo una prestazione molto diversa da quella spavalda messa in mostra a San Siro. I rossoneri si adeguano al ritmo contenuto degli ucraini, mantenendo il possesso della palla, ma senza produrre azioni o conclusioni degne di rilievo. E nonostante l'andamento lento, lo Shakhtar sa anche rendersi ugualmente pericoloso, mancando il gol forse per poca convinzione, come nel caso di Chygrynskiy che colpisce centralmente, o come quando al 34' Srna vede il suo diagonale maligno deviato in angolo da Dida con grande intuito.
SRNA SPINA NEL FIANCO - Pirlo è l'ideale scardinatore delle difese schierate. Quando prende il regolo sforna perle di saggezza, ma a mancare è il guizzo sottoporta sulle sue puntuali verticalizzazioni. Impresa tra l'altro difficile, perché su Gilardino il raddoppio è frequante. Senza un modulo ben definito, la vera costante dei padroni di casa è il gioco di fascia, dominato da Srna a destra e Rat sul fronte opposto. Particolarmente pericoloso Srna, a cui viene concesso troppo campo e il tempo per metterla in mezzo all'area, dove Lucarelli è una mina vagante difficile da controllare. Di certo allo Shakhtar va il merito di provarci, mentre il Milan, nonostante i tentativi di Kakà e Seedorf, è più votato al contenimento che all'offensiva.
INFINTO INZAGHI - Nella ripresa l'atteggiamento dei rossoneri cambia. Lo squillo di Fernandinho al 5' è così potente da scuotere il Milan, che all'11' scrive sul taccuino l'occasione più nitida: il palo colpito di testa da Ambrosini sulla punizione di Pirlo. Che i rossoneri giochino meglio è evidente: la formazione di Donetsk fatica di più a pressare e rischia ancora sul colpo di testa di Kakà parato d'istinto da Pyatov. Il primo cambio lo fa Ancelotti. Inzaghi per Gilardino. Il bomber più sgamato dell'area di rigore, centellinato da Ancelotti come una bottiglia di cognac pregiato, crea subito scompiglio e guasta tutti i punti di riferimento nella difesa di casa. E' nel suo dna. Gol compreso. Pippo va infatti a rete, alla sua maniera. Fulmine spietato che raccoglie l'assist di Pirlo in area e di destro beffa Pyatov. La rete cambia la storia della partita. Lo Shakhtar si spinge in attacco; Brandao, con poca lucidità, impegna Dida. Scorie di stanchezza. Ma non ditelo a Inzaghi che sembra un grillo; sull'ennesimo contropiede il centravanti riceve in area e serve a Kakà la palla del 2-0: destro delicato del brasiliano che va a incocciare sul palo interno e va a gonfiare la rete di Pyatov. E al 93' arriva l'atto finale sul contropiede di Kakà che, pur avendo la porta spalancata davanti a sé per la doppietta personale, preferisce restituire il favore a Inzaghi: per l'eroe di Atene infilare è un gioco da ragazzi.

martedì 6 novembre 2007

Schumi torna sulla Ferrari

Farà il collaudatore della Rossa la prossima settimana a Barcellona o a dicembre a Jerez. Senza l'adozione del controllo automatico di trazione, il pilota tedesco appare il più indicato per testare la monoposto di Maranello.

MONACO DI BAVIERA (Germania), 6 novembre 2007 - Altro che andare alla McLaren, come aveva suggerito, ovviamente scherzando, Patrick Head della Williams! Michael Schumacher tornerà sì al volante di una monoposto di F1, ma sarà quello della Ferrari. Anche se soltanto per i test.
CONFERMA - La notizia è del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, che la pubblica nell'edizione di oggi, insieme con la conferma della sua portavoce, Sabine Kehm: "Ha molta esperienza su come comportarsi con le vetture di Formula 1 senza aiuti elettronici alla guida. Ciò sarà di aiuto al campione del mondo Kimi Raikkonen e a Felipe Massa". Come è noto dalla prossima stagione, secondo il regolamento della federazione automobilistica internazionale, non sarà più permessa l'adozione del controllo automatico della trazione e di altri dispositivi elettronici che facilitano la condotta delle monoposto.
ESPERIENZA - Secondo quanto scrive il quotidiano di Francoforte i responsabili della scuderia di Maranello sono convinti che Schumi, che finora ha anche partecipato alla messa a punto delle Ferrari stradali, possa mettere a disposizione la sua esperienza di pilota che già era ai vertici della F1 quando tali dispositivi non erano ugualmente consentiti, a vantaggio di colleghi più giovani, come Raikkonen e Massa appunto, che hanno sempre guidato aiutati dall'elettronica.
PROGRAMMI - E proprio rivolta ai due attuali piloti del cavallino la Frankfurter Allgemeine Zeitung conclude il suo articolo con questa considerazione: "Raikkonen e Massa, non proprio conosciuti per le loro grandi capacità di messa a punto delle vetture riceveranno dunque per il 2008 l'aiuto di una spinta di nome Schumacher". Non è dato sapere se Michael prenderà parte già ai primi test di Jerez a metà novembre, ma sembra che comunque il suo impegno sia previsto a partire dalla fase iniziale dei collaudi della nuova monoposto.
KART - Intanto l'agende di Michale Schumacher è quanto mai fitta di impegni. Il 24 e 25 novembre il pilota tedesco sarà in gara a Florianopolis, in Brasile, nell'International Challenge of Go-Kart Champs organizzato da Felipe Massa.

lunedì 5 novembre 2007

La Juve vuole la prima fila.Inter: sono 17 consecutive

Il derby d'Italia disputato ieri sera conferma le potenzialità bianconere, con Camoranesi "risorto" e Buffon che parla di secondo posto. I nerazzurri allungano la striscia positiva ma sono meno cinici del solito e hanno l'infermeria piena.

TORINO, 5 novembre 2007 - Juventus-Inter è stato un test importante per entrambe le squadre. Proviamo ad analizzare le indicazioni positive e negative emerse dalla gara di ieri sera all’Olimpico di Torino.
JUVENTUS: COSA VA - Il pari con l’Inter conferma che i bianconeri non sono un fuoco di paglia. Insomma, dopo i pareggi con Roma e Fiorentina, entrambi maturati in trasferta, è arrivato quello con la capolista. La Juve adesso è quarta in classifica, ma imbattuta contro le squadre che la precedono. L’1-1 legittima le ambizioni di alta classifica dei bianconeri, un posto Champions sembra alla portata, e come obiettivo minimo. Buffon nel dopogara ha parlato di 2° posto. Nel derby d’Italia la Juve ha confermato il proverbiale carattere, che il tecnico ha definito "orgoglio Juve", e ritrovato Camoranesi. L’italo-argentino, recuperato dopo il lungo infortunio, può tornare ad essere il valore aggiunto del centrocampo.
JUVENTUS: COSA NON VA - Battere l’Inter avrebbe significato fare il pieno di entusiasmo e alimentare qualche brutto pensiero nella mente dei nerazzurri. L’impresa non è riuscita. A centrocampo, in mezzo, dove giocano due mediani come Zanetti e Nocerino (Tiago ieri era in panchina, Almiron addirittura in tribuna) mancano inventiva e geometrie. Contro l’Inter la Juve ha dato tanto sul piano del dinamismo, del ritmo e del carattere, ma la manovra è stata poco fluida, e nonostante i lunghi tratti di supremazia territoriale le occasioni da gol sono state ben poche. Colpa dei pochi rifornimenti agli avanti, con Trezeguet mai innescato con cross dalle fasce (i laterali di difesa spingono poco) o con palloni in profondità.
INTER: COSA VA - E’ imbattuta in campionato da 17 gare in due campionati. Un’enormità. La partita di Torino, per le implicazioni tecniche, ma soprattuto psicologiche, rappresentava un trappolone. Evitato. Nel turno che sulla carta sembrava favorevole alla Roma l’Inter ha mantenuto le distanze dai giallorossi, la principale antagonista in chiave scudetto. La squadra sembra aver acquisito una convinzione tale dei propri mezzi che, almeno in serie A, sente di poter affrontare qualunque avversario da favorita, senza timori. Cruz si conferma infallibile cecchino: contro la Juve un’occasione, una rete.
COSA NON VA - Il centrocampo è decimato dagli infortuni. Fuori causa Vieira e Stankovic, con Dacourt non al meglio, Mancini contro la Juve ha perso pure Figo. E nel finale è uscito acciaccato Maicon, un difensore che sa trasformarsi in ala. Vincere con la Juve avrebbe significato staccare i bianconeri di 7 punti. E dar loro una bastonata psicologica mica da ridere. Missione fallita, proprio in dirittura d’arrivo. E non si è mai avuta l’impressione di assistere alla sfida tra Davide (la neopromossa) e Golia (la supercorazzata dei record) che qualcuno immaginava. Javier Zanetti sostiene che i nerazzurri meritavano di vincere, non ci sono riusciti perchè hanno sprecato troppo in attacco, come ha riconosciuto Mancini. Un passo indietro per una squadra, finora, sempre cinica e spietata.

domenica 4 novembre 2007

Foto del giorno del 04 novembre 2007

Un tifoso dei Lions di Vancouver durante la sfida di football con Calgary.

Mistero Milan a San Siro:spreca e si inceppa ancora

Ennesimo stop casalingo dei rossoneri (non hanno ancora vinto in casa in campionato) che pareggiano 0-0 con un bel Torino. Padroni di casa spesso vicini al gol, ma con problemi di mira. Positivo il ritorno di Di Michele.

MILANO, 3 novembre 2007 - Non va. La sindrome di San Siro colpisce ancora. Dopo i tuoni e i fulmini di Genova, il Milan si inceppa nel suo regno, terra di occasioni perdute e di conquista, dove, se proprio ti va male, ti porti a casa un punto. Ma quello del Torino è meritato: ottenuto grazie a una grande prova difensiva e di carattere. Troppe le occasioni sprecate, prima da Gilardino, poi da Kakà e Inzaghi, ma occorre dare merito ai granata che reggono agli assalti e creano anche problemi nelle ripartenze. Sottotono Kakà; superbo, come spesso accade, Seedorf e resta incomprensibile la decisione di Carlo Ancelotti di sostituirlo nel momento più importante con Gourcuff. Tant'è che il Milan al Meazza perde l'ennesima occasione, allungando un filotto negativo che ha del misterioso: 6 partite e 4 punti. L'ultima vittoria è sempre quella del 21 aprile scorso contro il Cagliari. Media da retrocessione.
C'E' NESTA - Il mal di schiena blocca Paolo Maldini. Sfuma così l'intenzione di Ancelotti di far rifiatare Nesta in prospettiva Donetsk. In difesa le scelte cadono su Cafu e Favalli, impiegati sulle fasce. Brocchi prende il pasto di Gattuso, mentre a sinistra rientra Ambrosini. Poi la coppia a cui non si può rinunciare: Kakà e Seedorf, con Gilardino confermatissimo in attacco. Walter Novellino schiera un Torino senza fare calcoli, il 4-3-1-2 con Natali in difesa al posto di Di Loreto. Il tecnico propone Di Michele, al rientro dopo la squalifica, schierato al fianco di Ventola.
GILA DOPPIO ERRORE - Timoroso l'approccio alla gara dei garanta che subiscono la partenza lanciata dei rossoneri. Con il tabù-San Siro da sfatare il Milan appare determinato, più veloce e quindi meno prevedibile. Quando la squadra di Ancelotti gioca di prima, lo spettacolo è garantito e non è un caso che per ben due volte Gilardino abbia a disposizione due palle gol nitide. Ma in entrambe le occasioni l'attaccante colpisce con il piede meno appropriato, quello sinistro, anche se Sereni ci mette del suo con due parate prodigiose. Kakà mette la terza tacca sulle occasioni del Milan; il suo rasoterra sfiora il palo alla sinistra del portiere granata. Tre guizzi che esaltano il meglio del gioco rossonero, secondo un copione consolidato e tre artisti impareggiabili, Pirlo, Kakà e Seedorf. Ma quando la squadra di Ancelotti abbassa il ritmo, il Torino approfitta dell'involuzione dei padroni di casa distendosi con carattere in attacco, sfruttando l'imprevedibilità di Rosina e il movimento di Di Michele. Altalenante il Milan. I campioni d'Europa sfoffrono nel gioco stretto e vanno a sbattere sul muro granata in cui Comotto dirige il traffico e fa la differenza. Resta da segnalare, alla fine del primo tempo, il destro preciso di Pirlo che Sereni, ancora una volta, neutralizza.
DOPPIA PUNTA - Nella ripresa Novellino cambia subito Ventola con Bjelanovic. A differenza del primo tempo i capovolgimenti di fronte sono frequenti, e, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutti i problemi atavici del Milan casalingo riaffiorano: poca fluidità del gioco, difficoltà di penetrazione, con il conseguente contropiede del Toro che sull'asse Rosina-Di Michele non scherza affatto. Da rigore, probabilmente, l'entrata di Natali su Ambrosini al 9', ma Tagliavento, coperto, lascia correre. Novellino sostituisce Motta con l'interditore Bottone, per chiudere ultiormente gli spazi al Milan. Kakà di tanto in tanto si defila sulla sinistra, alla ricerca del colpo risolutore, ma a mancargli sono continuità e lucidità. Pirlo sfiora ancora di destro, ma servirebbe ben altro. Ancelotti opta per la doppia sostituzione: Serginho per Favalli e Inzaghi per Brocchi. Ecco il 4-3-1-2, con Kakà alle spalle di Pippo e Gilardino.
ANCELOTTI SBAGLIA - La contromossa di Novellino? Stringere gli spazi e accorciare la squadra. Un'idea che dà i suoi frutti, perché i granata non concedono nulla, con un'organizzazione difensiva impeccabile. Inzaghi e Gilardino vanno a sbattere su Lanna, Natali, Comotto, Dellafiore e Rosina che si sacrifica anche in difesa. Se poi Inzaghi non riesce a capitalizzare un sontuoso passaggio di Seedorf, allora battere il Toro diventa un'impresa. Il centravanti evita Sereni sulla destra ma poi spreca sull'esterno della rete. E non ha torto ad arrabbiarsi l'olandese quando, subito dopo, Ancelotti lo invita a uscire sostituendolo con Gourcuff. L'assedio finale, un déjà-vu, non porta a nulla, anche perché il Milan brucia gli ultimi minuti senza convinzione, come farebbe una vittima predestinata. E quando Tagliavento dice basta i fischi si abbattono sui rossoneri. La crisi, strisciante, continua.

sabato 3 novembre 2007

Zanetti ex senza rimpianti. "Ho scelto io la Juventus"

Il centrocampista bianconero: "La forza dell'Inter è la sua rosa, ma noi abbiamo più grinta, e non credo ci sia una grande differenza tra noi e loro. Per me sarà particolare affrontare i miei ex compagni, ma non sono emozionato. Non la vedo come una rivincita"

VINOVO (Torino), 2 novembre 2007 - È la sfida più attesa della stagione. Più di una rivincita e ben più di uno scontro tra la prima e la terza in classifica: da una parte c'è l'Inter, la favorita per lo scudetto, dall'altra la Juventus, la sorpresa della stagione. I nerazzurri sono favoriti sulla carta, ma dovranno fare i conti con la determinazione dei bianconeri, decisi più che mai a vendere cara la pelle. Cristiano Zanetti affronterà la sua ex squadra con la chiara intenzione di farsi rimpiangere.
ATTESA - "Siamo tranquilli, è la nostra prima volta contro i campioni d'Italia e ci stiamo preparando bene. Paura? No, credo che si possa parlare di grande rispetto reciproco, la paura è tutta un'altra cosa. La forza dell'Inter è la sua rosa, ma noi abbiamo più grinta, non credo che si sia una grande differenza tra noi e loro e gli ingredienti per una bella partita ci sono tutti".
EX - "Per me sarà particolare affrontare i miei ex compagni, ma non sono emozionato. Non la vedo come una rivincita, sono stato io a decidere di lasciare l'Inter per la Juve, e non ho alcun rimpianto. I nerazzurri hanno un attacco stellare, ma anche noi non siamo da meno con Del Piero, Trezeguet, Nedved e Camoranesi. Dalla nostra abbiamo il fattore campo, ci teniamo a fare bella figura davanti ai nostri tifosi".
SFIDA SCUDETTO - "Sarà una partita importante, forse anche decisiva, ma è ancora presto per parlare di sfida scudetto. Per noi fare tre punti sarebbe fondamentale per accorciare la classifica, sarà difficile proprio come contro la Roma".