mercoledì 31 ottobre 2007

Drogba, una vita da film

La storia dell'attaccante ivoriano del Chelsea è diventato un documentario, che sarà proiettato lunedì sera, in anteprima, a Parigi. Mourinho: "Se dovessi andare in guerra, ci andrei con Didier"

PARIGI, 31 ottobre 2007 – L’incredibile destino di Didier Drogba. Il bomber del Chelsea ora è anche protagonista di un film. Il film della sua vita. Biografia ufficiale del ragazzino partito dal nulla e diventato star del calcio mondiale, in lizza per il Pallone d’Oro, ambito dai più grandi club. Un documentario presentato lunedì sera, in anteprima, a Parigi.
VITA - Nella biografia in video, Drogba parla a ruota libera della sua vita, degli esordi, dell’ascesa, della consacrazione. Ma anche della sua vita africana, della sua Costa d’Avorio, divisa da una guerra civile e che lui, considerato in patria quasi come un dio, cerca di unire tramite il calcio e i successi della nazionale.
SOGNO - Un lavoro frutto della collaborazione con il reporter Cedric Derguson che ha seguito l’attaccante per cinque anni. Un film che fa scoprire il Drogba bambino, che lascia la famiglia e si trasferisce in Francia a soli cinque anni per inseguire un sogno: diventare calciatore professionista come lo zio.
MCDONALD’S - Un sogno divenuto realtà molto tardi perché in pochi, dieci anni fa, credevano in quel ragazzo che andava ad allenarsi in metropolitana a Levallois, club di quinta divisione, e mangiava da McDonald’s. La storia di Drogba è quella di un giocatore che esordisce in Ligue 1 solo nel 2001 con la maglia del Guingamp, dopo quattro anni di gavetta in B (Le Mans).
MOURINHO - E due anni e mezzo dopo era già al Chelsea che lo prelevò dal Marsiglia. Ascesa folgorante, favorita da Mourinho che nel film lo incensa: “Se dovessi andare in guerra ci andrei con Didier, perché è un uomo fantastico”. Il film, ricco di testimonianze, esce in esclusiva con il magazine dell’Equipe, sabato.

Bryant dilaga, Lakers k.o. Spurs, buona la prima

La stella di Los Angeles, fischiata dal pubblico, segna a raffica, ma vince Houston. I campioni in carica di San Antonio soffrono un po' per avere ragione dei Blazers.

NEW YORK (Usa), 31 ottobre 2007 - Buona la prima per i campioni in carica che superano i Blazers. I Lakers, invece, nonostante i 45 punti di Kobe Bryant, si devono arrendere davanti ai Rockets.
San Antonio Spurs-Portland Trail Blazers 106-97 A San Antonio è ricominciata la stagione. Gli Spurs ricevono gli anelli di campioni Nba prima della sfida con i Blazers. Poi, pur senza fare cose straordinarie, mettono a referto il primo successo del neonato campionato. Senza l’infortunato Greg Oden Portland quest’anno sarà costretta a rivedere i propri obiettivi. In Texas comunque la giovane compagine di coach McMillan fa bella figura e rimane in partita fino alla fine. Tim Duncan si fa sentire sotto canestro ma i Blazers, nonostante la cattiva serata al tiro dell’ex rookie dell’anno Brandon Roy (2/10 per soli 7 punti), riescono a tenere il passo dei campioni in carica affidandosi in attacco a un ottimo LaMarcus Aldridge (27 punti). Gli ospiti arrivano addirittura al -3 a due minuti dalla sirena, poi però due canestri consecutivi di Tony Parker rimettono le cose a posto e permettono agli Spurs di conquistare il successo. “Abbiamo giocato contro una squadra molto solida che può contare su giovani davvero interessanti – fa i complimenti ai Blazers il francese Parker – non abbiamo tirato molto bene dal perimetro e abbiamo dovuto soffrire fino alla fine”.
San Antonio: Duncan 24 (10/15), Parker 19, Ginogili 16. Rimbalzi: Duncan 13. Assist: Ginobili 8. Portland: Aldridge 27 (12/19), Webster 21. Rimbalzi: Przybilla 10. Assist: Roy 6.
Los Angeles Lakers-Houston Rockets 93-95 Sarà anche frustrato e poco felice ma Kobe Bryant riesce comunque a elettrizzare lo Staples Center. La stella di LA, che secondo coach Jackson "non ha ancora messo cuore e anima sul parquet", riceve i fischi del pubblico alla presentazione dei quintetti, ma non si risparmia caricandosi come al solito sulle proprie spalle l’attacco di una squadra con tante contraddizioni. Kobe alla gara d’esordio tocca subito quota 45 ma non basta. I Rockets, infatti, dopo un brutto primo quarto, guidati dalla solita coppia Tracy McGrady-Yao Ming giocano una buona pallacanestro per gran parte della gara arrivando anche al +14. I Lakers però non si arrendono e nel finale mettono a segno una clamorosa rimonta. Bryant firma 18 punti nella frazione e la squadra di Los Angeles arriva a 13’’ dalla fine al 92 pari grazie a un parziale di 13-0. Ci pensa però Shane Battier con una tripla a due secondi dalla sirena a regalare il successo alla squadra texana.
Los Angeles Lakers: Bryant 45 (12/29, 1/3), Fisher 17. Rimbalzi: Bryant, Brown 8. Assist: Walton, Bryant 4. Houston: McGrady 30 (10/16, 0/4), Yao Ming 25. Rimbalzi: Yao Ming 12. Assist: Alston 8.

martedì 30 ottobre 2007

Al Brasile il Mondiale 2014

Lo ha deciso all'unanimità la Fifa riunita a Nyon.
I "pentacampeon" avevano già ospitato la manifestazione nel 1950, quando l'Uruguay vinse la Coppa nella drammatica partita decisiva contro i verdeoro.

NYON (Svi), 30 ottobre 2007 - L'ultima volta accadde nel 1950. Anno nefasto, perché in quell'edizione il Brasile nella partita decisiva del girone finale fu battuto dall'Uruguay di Schiaffino 2-1. Al Maracana di Rio de Janeiro c'erano almeno 170 mila persone. Sconfitta bruciante che scatenò una serie di suicidi, così drammatica da far proclamare il lutto nazionale. Ma si riscattò ben presto la formidabile Seleçao, capace di conquistare ben 5 mondiali fuori casa. Ora la grande rivincita viene servita su un vassoio d'argento dalla Fifa che dopo la riunione del comitato esecutivo ha deciso di assegnare al Brasile l'organizzazione del Mondiale 2014.
UNANIMITA' - Il Brasile diventerà così il quinto Paese ad aver ospitato due edizioni dei Mondiali dopo Messico (1970 e 1986), Francia (1938 e 1998), Germania ovest/Germania (1974 e 2006) e Italia (1934 e 1990). La procedura del voto era stata concepita per una competizione tra più candidature, ma l'unica altra candidata del Sudamerica, la Colombia, si era ritirata subito. L'esito è stato annunciato dal presidente della Fifa, Joseph Blatter: "L'esecutivo - ha dichiarato il massimo dirigente - ha deciso all'unanimità di assegnare al Brasile non solo il diritto, ma anche la responsabilità, di organizzare i Mondiali del 2014".
L'ORGOGLIO DI LULA - Subito dopo l'annuncio Blatter ha consegnato al presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, una riproduzione della coppa del Mondo. "La responsabilità di organizzare i Mondiali ricade sulla nazione - ha detto Lula -. Proveremo al mondo che abbiamo un'economia solida e stabile". A Zurigo Lula è stato accompagnato, per la presentazione svoltasi stamattina, dal presidente della federazione Ricardo Teixeira, dal ministro dello sport, Orlando Silva, da Romario e dal commissario tecnico della Sele çao Carlos Dunga.
LA MECCA - Il Mondiale torna a casa, ovvero in Brasile. Anzi, per Michel Platini è il calcio che va in "pellegrinaggio alla Mecca, o a Santiago di Compostela, o a Gerusalemme", cioè nei suoi luoghi sacri. Il presidente dell'Uefa, membro dell'esecutivo Fifa, ha espresso tutta la sua soddisfazione per una scelta scontata, vista la candidatura unica, ma comunque emozionante. "Il Brasile è il Paese che ha regalato più di tutti qualcosa al calcio - ha detto Platini -. È la più grande nazione di calcio al mondo, ha vinto il maggior numero di mondiali, ha regalato il maggior numero di talenti".
DONNE IN GERMANIA - Sarà la Germania a organizzare l'edizione 2011 dei Mondiali femminili. La Germania, la cui Nazionale ha vinto le ultime due edizioni della kermesse iridata, ha battuto la concorrenza del Canada.

Foto del giorno del 30 ottobre 2007

La difesa dei Denver Broncos
chiude ogni varco a James Jones dei Green Bay Packers.

lunedì 29 ottobre 2007

Zalayeta, 2 turni di stop con la prova televisiva

L'attaccante del Napoli squalificato per due giornate per aver simulato il fallo da rigore contro la Juve. Rinviata invece la decisione sullo sputo di Couto. Tre giornate di stop a De Vezze; i bianconeri Chiellini, Legrottaglie e Nocerino saltano la gara con l'Empoli.

MILANO, 29 ottobre 2007 - L'attaccante del Napoli Marcelo Zalayeta è stato squalificato per due giornate per aver simulato il fallo da rigore durante la gara con la Juve. Lo ha deciso il giudice sportivo in base alla prova tv. Secondo il giudice sportivo è evidente dalle immagini che la caduta di Zalayeta "non sia stata determinata dall'azione di alcun calciatore avversario" così come è evidente che "l'erronea assegnazione del calcio di rigore sia scaturita dalla condotta dello Zalayeta". Ma è il fatto che, dopo il fischio arbitrale, il calciatore del Napoli nulla abbia fatto "in violazione di elementari principi di lealtà e probità sportiva" per evitare l'assegnazione del rigore "che più di ogni altro sapeva essere ingiusto", che sgombra il campo "da ogni residuale ipotesi alternativa rispetto ad una simulazione che aveva conseguito l'effetto voluto". La società campana ha poi fatto sapere in serata di non aver intenzione di presentare ricorso.
COUTO E MORFEO - Il giudice sportivo ha disposto l'acquisizione della documentazione televisiva in relazione al comportamento dei giocatori del Parma Fernando Couto e Domenico Morfeo nei confronti dell'avversario Erijon Bogdani (Livorno), durante la gara di ieri. Ha quindi rinviato la decisione.
LE ALTRE DECISIONI - In merito alle partite della nona giornata di serie A, il giudice sportivo Gianpaolo Tosel, oltre a Zalayeta ha squalificato altri nove giocatori. Tre gare a De Vezze del Livorno "per avere colpito un avversario (Morfeo, ndr) riverso al suolo con un calcio alla schiena". Una giornata invece ad Ambrosini (Milan), Carrozzieri (Atalanta), Chiellini, Legrottaglie e Nocerino (Juventus), Lanzaro (Reggina), Pasquale (Livorno) e Reginaldo (Parma). Ammende alle società: 25.000 euro (con diffida) al Napoli, 10.000 alla Roma, 8.000 al Milan, 6.000 al Genoa, 2.500 alla Lazio, 1.500 al Catania e 1.000 all'Udinese.

Il Valencia esonera Quique.Lippi prima scelta spagnola

Il club spagnolo ha dato il benservito a Sanchez Flores, accusato al Mestalla di fare un calcio troppo speculativo, e sta contattando l'ex c.t. campione del Mondo. Che per la Liga ha un debole...

MADRID, 29 ottobre 2007 - Chi ha smesso di farsi domande è il presidente del Valencia Juan Soler che ieri notte (alle 4) ha deciso di sollevare dall’incarico il tecnico Quique Sanchez Flores. Le sconfitte a Trondheim e Siviglia (ieri sera: 3-0) hanno fatto precipitare una situazione già tesa. Il Mestalla da tempo contesta apertamente Quique, promotore di un calcio speculativo ed essenziale, e l’esonero del giovane tecnico spagnolo era nell’aria da un po’. Curioso che sia avvenuta nel giorno del debutto in Liga di Manolo Jimenez, chiamato dal Siviglia a sostituire il fuggiasco Juande Ramos. Sliding doors, chi entra e chi esce, un po’ come a Barcellona: con il pubblico del Camp Nou infastidito da Ronaldinho e pronto ad accogliere Messi con un’ovazione sensazionale. Come ha detto Del Nido, presidente del Siviglia, in occasione della partenza di Ramos, “Morto un papa se ne fa un altro”. Al Camp Nou hanno già provveduto. Ora tocca al Valencia, temporaneamente affidato a Oscar Fernandez, allenatore della seconda squadra. Almeno nell'immediato, perchè voci spagnole parlano di un interessamento a Lippi, che ha sempre detto di non voler prendere squadre in corsa, ma nel contempo la Liga lo affascina e il fatto che Valencia sia una città di mare certo non lo lascia indifferente. Il club sta contattando il tecnico campione del Mondo, nel caso la trattativa non andasse in porto la seconda scelta sarebbe l'ex Chelsea Mourinho.STAMPA ANNOIATA - Il Barça vince ma non convince: le sue pene oggi trovano ampio riscontro sui giornali spagnoli, catalani inclusi, cosa rara per quelle latitudini. In ben tre titoli ricorre la parola ‘aburre’, annoia, riferita alla squadra blaugrana e al caso Ronaldinho, epicentro della crisi. Il Barcellona è “sonnolento” per il Mundo, “gioca male e viene aiutato dall’arbitro” (Periodico de Catalunya, prima pagina), è protagonista di una vittoria senza sfoggio (Sport). Rijkaard ha cominciato con Messi in panchina, ma come fa notare il titolo del Mundo Deportivo: “Sin Messi, nada”. Senza la Pulce, niente. La sostituzione di Ronaldinho con Messi, andata in onda al 75’ con il Barça avanti 1-0, viene interpretata come “qualcosa più di un cambio” (Sport). “Guti unisce, Ronaldinho divide”, recita l’apertura delle pagine sportive del Pais, ed effettivamente il dibattito sul pessimo momento di forma di Ronnie è caldissimo. “Perché mi chiedete solo del cambio di Ronaldinho?” si è lamentato ieri Rijkaard in conferenza stampa. Perché il soggetto non è un tema qualsiasi. La “Preoccupazione per Ronaldinho” (prima pagina di Sport) è tangibile, viva. E con le voci di una possibile partenza per Milano già in gennaio riapparse con forza in settimana, a Barcellona s’interrogano.

domenica 28 ottobre 2007

Inter bloccata a Palermo

Partita vibrante al Barbera, dove i nerazzurri vengono fermati sullo 0-0 nonostante le magie di Ibrahimovic e una traversa di Chivu. Prestazione super dei rosanero. Infortuni per Stankovic e Julio Cesar: il serbo rischia un lungo stop.

PALERMO, 28 ottobre 2007 - Una battaglia lunga 100 minuti, senza vincitori ma con un ritmo e un agonismo da scudetto. Palermo-Inter finisce 0-0 ma con uno spettacolo più che degno. I nerazzurri si fermano dopo 6 vittorie consecutive, ed è giusto così, perché la volontà dei siciliani andava in qualche modo premiata.
BATTAGLIA - Per chi avesse dei dubbi sulla consistenza del Palermo, sono sufficienti i primi 20 minuti di partita. L'Inter non trova spazi né centralmente, né sulle fasce, a meno di eccezioni come quella che porta Stankovic alla girata spettacolare su cross a mezza altezza di Maicon. Il resto è una battaglia continua a metà campo, di cui fa le spese proprio il serbo, costretto al cambio all'intervallo. Cordoba e Samuel non sbagliano una chiusura, e anche la coppia rosanero si comporta dignitosamente, visto che per Ibra e Suazo c'è spazio solo per le conclusioni da fuori.
DOPPIO K.O. - Chiusa la prima parte senza farsi mancare un episodio da moviola (spintarella di Maicon su Simplicio non da rigore), l'Inter torna in campo senza Stankovic (caviglia destra, rischia un lungo stop) e Julio Cesar (mal di schiena). Dal punto di vista del morale è una spinta notevole per la squadra di Colantuono, che non molla di un centimetro. Il problema dei siciliani è che Cordoba respinge tutto quello che gli arriva davanti, compreso un tiro da gol sicuro scagliato da Miccoli. E segnare diventa un'impresa impossibile.
SVOLTA - In più momenti si ha l'impressione di essere vicini al gol decisivo. Capita quando Ibrahimovic dispensa numeri (passaggio senza guardare a Maicon, colpo di tacco da urlo con Fontana costretto a fare un miracolo). Capita quando Miccoli spara una bordata su punizione che passa a pochi centimetri dalla traversa. O quando la traversa la centra Chivu, con una punizione-gioiello da 30 metri. Eppure la svolta non arriva. Nemmeno quando Mancini scioglie le briglie di Cruz cercando di vincere la partita. "El jardinero" fa il suo, sfornando il cross perfetto a pochi secondi dalla fine. Ma Fontana si oppone al colpo di testa di Ibrahimovic sigillando lo 0-0.

Tra Blatter e il Papa Maradona sceglie Fidel

Intervistato dal suo dentista Diego si è lasciato andare a pesanti giudizi sul n° 1 della Fifa, sulla Chiesa e sui suoi "colleghi" Beckenbauer, Platini e Pelé.

BUENOS AIRES (Arg), 28 ottobre 2007 - "Se io avessi abbracciato Joseph Blatter, ora sarei nella famiglia della Fifa. Ma sarei un figlio di p....". Non è una novità, ma ancora una volta, Diego Armando Maradona spara a zero contro i vertici del calcio mondiale. Inconsueto è invece il canale attraverso cui queste dichiarazioni sono poi arrivate all'emittente colombiana RCN che le ha trasmesse. Il Pibe de Oro ha parlato al registratore di un dentista, lo specialista che gli ha sistemato i denti, Marlon Becerra. Per convincerlo a farsi intervistare il medico ha regalato a Maradona il libro "Conversazioni con Al Pacino", dicendogli che "se non fossi diventato Maradona, saresti stato Al Pacino".
Nella conversazione, Maradona ha distribuito critiche a 360 gradi. Nel mirino è finito anche Michel Platini, attuale presidente della Uefa, definito "il capo della Fifa". Platini fa parte di una categoria che comprende anche Pelè e Franz Beckenbauer: "Tutti ex grandissimi calciatori", ammette Maradona, che però si sono messi per anni al servizio dell'odiato Blatter, il n.1 del calcio mondiale. "E tutto questo è molto triste", ha aggiunto il Pibe. Nella chiacchierata, Maradona non si è limitato a parlare di pallone. Ha ribadito la sua posizione polemica nei confronti della Chiesa: "È un'impresa, il Papa è un politico. Dio è un'altra cosa". L'idolo del Pibe è Fidel Castro: "Quando l'ho conosciuto, abbiamo parlato per tutta la notte. Ha parlato di cucina con mia madre e con la mia ex suocera. Abbiamo anche parlato di calcio, mi ha chiesto come facevo a tirare i rigori. Gli ho risposto: 'Comandante, dipende dal portiere cho ho davanti...".
I rimpianti di Maradona sono legati agli anni rovinati dalla droga. "Posso ricostruirmi una vita, però non recupererò mai l'infanzia delle mie figlie. Una ha 20 anni, l'altra 18: preferiscono stare con i loro fidanzati. Io, comunque, devo continuare a vivere per loro". Gli anni passano ma il Pibe resta una figura venerata, non solo in Argentina. A 47 anni, però, Maradona gradirebbe anche un po' di privacy. "Anche io voglio l'autografo di Tiger Woods", ha detto riferendosi al n.1 del golf mondiale. "Però non vado a rompergli le scatole...".

sabato 27 ottobre 2007

Chelsea a valanga sul City.Rooney fa volare lo United

L'11ª giornata di Premier League sorride al Manchester Utd, che dà spettacolo nel 4-1 al Middlesbrough. Crolla, invece, la squadra di Eriksson: a Stamford Bridge, i Blues confermano di essere in crescita e dominano con un pesante 6-0. Domani Liverpool-Arsenal.

LONDRA, 27 ottobre 2007 - Al Chelsea serviva un cambio di marcia in ottobre, altrimenti avrebbe visto sfumare già in autunno ogni possibilità di lottare per la conquista della Premier League. La reazione, dopo lo choc dell'addio di Mourinho, è arrivata: il sonante 6-0 odierno al Manchester City è anche la quinta vittoria consecutiva dei Blues nelle varie competizioni. Una striscia positiva che ha rimesso a posto le cose anche in Champions. La grande sfida del sabato di Premiership tra i Blues e il City di Eriksson, che si presentava a Stamford Bridge forte del terzo posto in classifica e di un +4 sugli avversari, si è trasformata in una cavalcata trionfale per i londinesi. Una figuraccia per il Manchester City, che farà meglio a dimenticarla in fretta.
LAMPARD E DROGBA SHOW - Ad aprire le danze è Essien, servito da Lampard. Il centrocampista inglese, dopo aver litigato a muso duro con il compagno di nazionale Richards, serve poi un delizioso assist d'esterno anche a Drogba, che alla mezz'ora fa 2-0. Per il 3-0 bisogna attendere l'11' della ripresa, quando Hart compie un mezzo miracolo su un tiro ravvicinato di Lampard, ma non può nulla sul secondo tentativo dell'ivoriano. A quel punto, il Chelsea dilaga: Joe Cole fa 4-0 allo scoccare dell'ora di gioco con un destro sul primo palo, Eriksson manda in campo Rolando Bianchi per l'inutile finale di gara e arriva pure il 5-0 di Kalou. Prima del triplice fischio, c'è gloria anche per Shevchenko, che sfrutta un passaggio filtrante di Essien per fissare il punteggio sul 6-0.
CHE ROONEY - Se una squadra di Manchester conosce la peggior giornata di questa stagione, l'altra sta attraversando un momento di grande spolvero. Lo United, oltre ai punti, sta ritrovando anche i gol, figli di un gioco spettacolare. Il 4-1 al Middlesbrough è un inno al bel calcio e il pubblico dell'Old Trafford ha parecchi motivi per battere le mani. Lo United passa momentaneamente in testa alla classifica, ma l'Arsenal (che domani va ad Anfield nel big match con il Liverpool) ha disputato due partite meno dei Red Devils. La gara si apre con un grandissimo gol di Nani, un siluro da oltre 25 metri che sorprende Schwarzer. Il Boro, però, reagisce: pareggia con un bel colpo di testa di Aliadiere su cross di Tunçay e poi sfiora il 2-1 con Downing. Da quel momento è solo Manchester Utd. Nani, al 33', ruba un pallone al limite dell'area e lo consegna a Rooney, che prosegue nel suo momento d'oro segnando il 2-1. Nel secondo tempo, lo United colleziona occasioni in serie e aumenta il vantaggio grazie alla doppietta di Tevez. Il 3-1 è frutto di un'azione fantastica, con tanto di assist di tacco di Rooney, mentre il quarto gol vede Schwarzer sfortunato protagonista, col pallone che beffa il portiere australiano e si insacca.
RAPIDO LONG - Il sabato di calcio inglese offriva altre quattro partite. Il Birmingham City si aggiudica lo scontro salvezza col Wigan con un 3-2 in rimonta. Pareggiano 1-1 Sunderland e Fulham, mentre il Reading si rialza battendo 2-1 il Newcastle. In questo match, da segnalare il gol del 2-1: lo realizza Long, entrato in campo appena 7 secondi prima. Portsmouth-West Ham è in corso di svolgimento.

Kimi: "Sono lo stesso anche se ho i soldi"

Raikkonen si racconta in un'intervista a Italia 1 che andrà in onda domani: "Il denaro non mi ha cambiato. Da piccolo pensavo alla F.1 ma non sapevo se ci sarei mai arrivato. L'Italia mi piace, bella gente"

MILANO, 27 ottobre 2007 - Kimi Raikkonen e la F.1, un'attrazione nata tanti anni fa. "Quando avevo 5 anni facevo motocross, sono sempre stato attratto dalle corse, con qualunque cosa avesse un motore. Ogni tanto pensavo alla F.1". Il finlandese della Ferrari, oggi 28enne e neo campione del mondo, si racconta così ai microfoni di Italia1. "Mi chiedevo se sarei mai stato in grado di poterci arrivare - ha proseguito Raikkonen nell'intervista che andrà in onda domani integralmente nel programma Grand Prix - ma mi dicevo anche che non ce l'avrei mai fatta a uscire dai kart perché non avevamo abbastanza soldi. Per fortuna invece ho incontrato le persone giuste, ho avuto dei buoni manager che mi hanno aiutato".
INIZI - Ha cominciato a credere sul serio alla possibilità di poter fare strada in F.1 soltanto in un secondo momento: "Solo quando sono andato in Inghilterra per le prime gare nelle categorie minori - ha ammesso - mi sono detto 'beh forse potrei farcela'. Quello è stato il primo momento in cui ho pensato concretamente alla F.1". Il ferrarista ha poi parlato dei suoi rapporti con i soldi (è al quarto posto nella classifica di Forbes sugli sportivi più ricchi del mondo) e con l'Italia.
DENARO - "Sono contento di come siano andate le cose, questo è chiaro - ha detto riferendosi ai suoi guadagni - ho guadagnato un po' di soldi correndo ma resto dell'idea che, sì, possono rendere la tua vita più facile ogni tanto, ma non cambia nient'altro. Io mi diverto con le stesse cose che mi divertivano prima. Certo posso comprarmi quello che voglio, ora, ma i soldi non mi hanno cambiato".
ITALIA - "Vengo spesso in Italia - ha continuato - il più delle volte perché ho qualche cosa da fare con il team, a quel punto magari ne approfitto e mi fermo un paio di giorni oppure, se c'è qualche mio amico che corre qui, vado a vedere la gara. Venire solo per fare un giro non mi capita a dire la verità, anche se ho dei buoni amici ormai in Italia e mi diverto, ma come puoi immaginare non è così facile per me fare due passi in tranquillità. Però è un bel paese il vostro, bella gente".

venerdì 26 ottobre 2007

Foto del giorno del 26 ottobre 2007


Un allenamento della nazionale iraniana di rugby femminile.

giovedì 25 ottobre 2007

Niente monogomma nel 2008

La Dorna ha ritirato la proposta di introdurre dal prossimo anno la fornitura unica. Rossi però potrà eventualmente passare alle Bridgestone a titolo personale

MIES (Svizzera), 24 ottobre 2007 - La Federazione internazionale di motociclismo ha "preso atto" del fatto che la Dorna, che rappresenta gli organizzatori, ha ritirato la proposta di introdurre un fornitore unico di pneumatici per il Motomondiale a partire dal 2008.
La Grand Prix Commission della federazione ha deciso di riconvocarsi in seduta straordinaria per il 3 novembre a Valencia per affrontare l'argomento pneumatici nella MotoGP (numero ammesso e uso ammesso), ma adesso la situazione è cambiata.
È evidente che la Dorna, che voleva utilizzare la proposta per premere sui costruttori e impedire che la competizione fosse focalizzata sulle gomme, come si è visto nel caso di Valentino Rossi, ha ormai modificato la sua strategia. In concreto il campione di Tavullia ha però praticamente ottenuto quello che voleva, poter correre con le Bridgestone a titolo personale.

Troppo Milan, Shakhtar k.o.Doppiette di Gila e Seedorf

I rossoneri dimenticano i problemi del campionato e travolgono gli ucraini già nel primo tempo. Nella ripresa due gol di Seedorf rendono inutile il gol di Di Lucarelli: finisce 4-1

MILANO, 24 ottobre 2007 - Il Milan bastonato in campionato ritrova la gloria in Europa sulle basi di un Gilardino ritrovato e un Kakà recuperato a tutti i costi dopo la figuraccia con l'Empoli. Anche se a domare lo Shakhtar Donetsk sono le doppiette del "Gila" e di Seedorf, la presenza in campo e la prestazione del brasiliano fanno capire quanto il Milan non possa fare a meno di lui, anche se la serata non gli regala la soddisfazione del gol. Il 4-1 finale è senza dubbio merito della prestazione corale della squadra, perché gli ucraini non mollano mai e a ripetizione sfiorano anche la rete. Colpa di una difesa convalescente, con Kaladze al centro e Favalli sulla sinistra al posto di Jankulovski, dove a sistemare le cose ci pensa un Kalac che non ti aspetti: partita impeccabile. Roba da Dida d'altri tempi.
GILARDINO D'EUROPA - Mircea Lucescu non rinuncia al suo gioco; schiera il 4-3-1-2 con Brandao e Lucarelli in attacco. Il suo Shakhtar che domina in Ucraina non è squadra che si chiude in attesa del provvidenziale contropiede. E la conclusione al 5' di Rat, un rasoterra su cui si avventa Kalac è un segnale evidente della mentalità offensiva degli ucraini. Sarebbe corner ma l'arbitro non vede e i rossoneri ne approfittano subito. La risposta arriva immediata: angolo di Pirlo e zuccata ravvicinata e vincente di Gilardino, abile ad anticipare Kucher e battere Pyatov. Il gol obbliga lo Shakhtar ad affondare, sfruttando la velocità dei suoi esterni brasiliani Ilsinho e Fernandinho. All'8' Kalac si esalta con una parata plastica sul bel colpo di testa di Lucarelli; una riposta importante ai suoi detrattori, anche perché il gigantesco australiano alla fine de primi 45' di gioco finisce nella lista dei migliori in campo.
KAKA' LE PROVA TUTTE - Al 10' tocca invece a Kakà, dopo avere rubato la palla a Pyatov, tirare da posizione angolata e fallire il raddoppio. Al 13', dopo un cambio di passo del Milan, Gilardino con un tocco splendido a destra innesca la fuga di Kakà. Il brasiliano ha praterie spalancate davanti a sé, ma si fa deviare il tiro da Pyatov. Erroraccio per uno del suo calibro. Non sbaglia invece Gilardino che sigla il 2-0: colpo di testa alla sua maniera, ancora una volta con la complicità di Kucher che viene provvidenzialmente sostituito da Lucescu con Hubschman.
CHE KALAC - La partita non conosce pause e il Milan alterna alla lucidità in fase offensiva, vuoti evidenti in difesa. Al 18' Kalac neutralizza una punizione di Lucarelli; al 26' Pyatov dice ancora di no a Kakà respingendo a pugni uniti un tiro centrale. Al 37' ancora Kalac alza oltre la traversa un destro da fuori area di Lewandowski, per poi ripetersi respingendo una botta di Brandao in piena area di rigore. Incredibili gli spazi regalati agli ucraini e certi errori marchiani della difesa rossonera: Nesta ripara i danni, Oddo invece esalta tutta la sua attuale precarietà. E proprio al 42' il difensore spreca sull'esterno della rete un pallone morbido servito su un vassoio d'argento da Seedorf.
LUCARELLI CI PROVA - Nella ripresa, al 4', Kakà regala l'ennesima straordinaria galoppata, ma l'ultimo tocco, nel tentativo di accentrarsi in area e colpire, è troppo lungo al centro dell'area. Non sbaglia invece Lucarelli al 6'; da marpione dell'area di rigore dà lezione ai compagni di squadra spiegando come si va in gol, dopo avere gabbato l'intera difesa rossonera. Il copione della partita cambia radicalmente. Lo Shakhtar attacca a tutto campo e passa al Milan il pallino del contropiede. Fase sconsigliata ai sensibili di cuore, perché Kalac nello spazio di un minuto compie due miracoli e una manciata di secondi dopo Kakà serve a Gattuso un pallone che viene ribattuto.
SEEDORF DA SBALLO - Difficile trovare, al di là, dei gol mancati, un nuovo aggettivo per descrivere la grandezza di Ricardo. Al 17' il funambolo regala una perla memorabile: discesa sulla destra e tiro dalla linea di fondo che va a colpire il palo opposto. Roba da mordersi le mani. Ma ci pensa l'incredibile Seedorf a scacciare i timori con un colpo di biliardo millimetrico: palla sul palo interno e gol del 3-1. Tutto bello; ancora di più il secondo gol personale dell'olandese: un lob da 25 metri che Pyatov non vede nemmeno. Ancelotti concede spazio anche a Bonera, Serginho ed Emerson (fuori Favalli, Ambrosini e Gilardino), in un finale in cui il Milan potrebbe andare ancora in gol. Ma basta e avanza per ritrovare lo smalto e riagganciare l'Europa sul gradino più alto.

mercoledì 24 ottobre 2007

Hamilton imita Bob Marley dopo il flop di Interlagos

Il pilota inglese scatenato in una discoteca di San Paolo: in una festa organizzata dopo il GP del Brasile imita il cantante reggae giamaicano. Intanto la McLaren lo scagiona: "Il rallentamento all'ottavo giro non è stato colpa sua"


MILANO, 24 ottobre 2007 - Lewis Hamlton in versione Bob Marley. Succede subito dopo il GP del Brasile che ha laureato Kimi Raikkonen campione del mondo. L'inglese della McLaren ha partecipato a una festa in uan discoteca di San Paolo e si è lanciato nell'imitazione del cantante reggae giamaicano. Contento lui...
SMENTITA - Intanto un portavoce della McLaren ha smentito Hamilton, che aveva dichiarato - in un'intervista poi smentita - di essere responsabile del rallentamento della sua monoposto durante l'ottavo giro ("Il dito mi è scivolato sul volante e ho accidentalmente premuto il bottone che serve nelle partenze della macchina"). "Non è stato un errore di Lewis nel premere il pulsante sul volante, ma un temporaneo problema al cambio - ha detto il portavoce -. Il comando che serve per il cambio di velocità è diventato incontrollabile, questo fa pensare a un problema idraulico".

Kakà, esito positivo all'esame-rifinitura

Il brasiliano ha superato anche il provino di
stamattina e dunque sarà in campo nel 4-3-2-1 scelto da Ancelotti da contrapporre allo Shakhtar
Donetsk di Lucarelli stasera (20.45) a San Siro.

MILANO, 24 ottobre 2007 - Buone nuove dalla rifinitura del Milan svolta questa mattina, in vista del match di Champions contro lo Shakhtar Donetsk di Lucarelli: Kakà ha confermato di essere recuperato e tutti gli altri si sono regolarmente allenati. La formazione che scenderà in campo alle 20.45 è dunque quella preannunciata: Kalac; Oddo, Nesta, Kaladze, Favalli; Gattuso, Pirlo, Ambrosini; Kakà, Seedorf; Gilardino.
LA SEDUTA - Pioggia e temperatura a quota 10 gradi oggi nel ritiro rossonero di Milanello per la squadra che alle 11 ha sostenuto un leggero lavoro di risveglio muscolare. Alle 12.30 è stato consumato il pranzo, mentre nella seconda metà del pomeriggio, dopo il riposo, sono in programma l'ultima riunione tecnica e la partenza per San Siro.


































martedì 23 ottobre 2007

Vieri attacca Moratti e l'Inter."Prima ti ama, poi ti odia"

Bobo sul pedinamento: "E' stato uno schifo. E i problemi di Adriano non mi sorprendono". Il presidente nerazzurro, a Mosca, ricorda invece quando nel '98 si scatenò Ronaldo, con una fantastica doppietta.

MOSCA (Rus), 23 ottobre 2007 - Ha un fenomeno di centravanti con qualche problemino, ma che, alla fine, a Mosca giocherà. E poi gli chiedono di un Juve-Inter da scudetto. Ieri mattina, Massimo Moratti, davanti a microfoni e taccuini deve avere provato una sensazione di déjà-vu. Aprile '98: anche Ronaldo aveva qualche acciacco, ma scese in campo nel fango di Mosca. Semifinale Uefa. Lo Spartak andò in vantaggio, poi Ronie fece il Fenomeno: due gol (da favola il secondo). Capitan Bergomi, che oggi è qui per commentare, alla fine abbracciò Ronaldo e gli disse: "Grazie di tutto". Moratti s'illuminò: "Non ho più aggettivi per Ronaldo. Ma tutti sono stati bravi. Ho visto giocatori umili".
JUVE - Il presidente, sbrigato un impegno di giornata, dovrebbe esserci a Mosca stasera, nella speranza di spendere altri aggettivi per Ibra. "Non credo sia malato. Ha solo un po' di raffreddore, gli passerà". Come 9 anni fa, Moratti allarga i complimenti alla truppa: "A Reggio abbiamo dato dimostrazione di buon gioco. Abbiamo corso qualche rischio, ma era una squadra nella quale sono stati fatti parecchi esperimenti. Il risultato, comunque, ci ha detto bene. Sono felicissimo". Lo era molto di meno la sera del 26 aprile 1998, 12 giorni dopo il fango di Mosca, quando l'Inter portò a Torino il suo sogno di scudetto e rimbalzò indietro, come Ronaldo contro Iuliano. Quando Moratti, riferendosi a Juve-Inter del prossimo 4 novembre, parla di "una gara interessante da tutti i punti di vista, sia da quello sportivo che da quello della storia del calcio", fa capire che l'incontro schiuderà un'altra epoca. Quella vecchia, fatta di schede telefoniche svizzere e di Paparesta negli sgabuzzini, si è chiusa per sempre (si spera). Moratti carica l'incrocio di significati simbolici, più che di valori da classifica. "Siamo all'inizio del campionato, tutte queste partite sono importanti, ma lo sono più sotto il punto di vista dell'emozione, che per un fatto determinate per la vittoria finale". E poi non c'è solo la Juve. Moratti allunga una mano al Milan e lo rimette elegantemente in gioco.
VIERI - "Ognuno vive le sue situazioni. Il Milan è in un momento un po' negativo in campionato, ma tutto questo può essere brillantemente superato in seguito. Per noi è importante essere distanti dal Milan, perchè è una squadra forte. Aver messo fieno in cascina adesso è importante, ma non mi fido assolutamente di questa classifica". Magari pensa che Ronaldo, l'eroe di Mosca, possa tornare e ispirare la rimonta. Un'altra vecchia passione di Moratti, Bobo Vieri, ieri ha tuonato: "I problemi di Adriano? Non sorprendono. Anch'io ne ho avuti all'Inter. Tutti i campioni ne hanno avuti. Perchè lì ti amano, ti odiano, poi ti amano, poi ti odiano... L'Inter dovrebbe difendere di più i suoi giocatori. Invece li ha lasciati sempre allo sbaraglio. Cosa mi ha lasciato la vicenda del pedinamento? E' stato uno schifo. Non immaginate neppure che cos'hanno fatto. Ma ho le carte e in tribunale farò vedere tutto". Per Massimo Moratti, in partenza per Mosca, dev'essere stato l'ultimo déià vu: fango.

Sud Africa: è qui la festa

La nazionale campione del mondo è sbarcata alle
4.45 del mattino a Johannesburg ed è stata accolta da migliaia di tifosi. "Una sensazione che vale la pena vivere" le parole del capitano Smit. Da venerdì le celebrazioni ufficiali.

JOHANNESBURG (Sud Africa), 23 ottobre 2007 - Un mare colorato di verde e oro ha accolto alle 4.45 della notte il ritorno della nazionale del Sud Africa campione del mondo. Migliaia di tifosi hanno aspettato a lungo la squadra all’aeroporto internazionale O.R. Tambo di Johannesburg per vedere il capitano John Smit uscire dall’aereo con il trofeo, insieme a coach Jake White e agli altri giocatori.
GIOIA - "Vincere la coppa è stata una cosa grande- ha detto il capitano John Smit- ma portarla a casa e poterla mostrare a tanta gente è una sensazione che vale la pena di vivere". Gli Springboks si ritroveranno venerdì per i festeggiamenti ufficiali. La squadra sarà ricevuta dal presidente Thabo Mbeki e poi sfilerà a Pretoria e a Johannesburg su un pullman scoperto (previsto anche un passaggio nel quartiere di Soweto, a maggioranza nera). Sabato gli Springboks saranno a Bloemfontein per assistere alla finale della Currie Cup tra Cheetahs e Golden Lions. Il giorno successivo sfileranno a Durban e Port Elizabeth e il 29 termineranno il tour a Città del Capo

lunedì 22 ottobre 2007

Schumi: "Prestazione super,Che peccato non essere lì

L'ex fuoriclasse del Cavallino celebra il trionfo di Raikkonen: "Mi sarebbe piaciuto festeggiare con loro, è stata una chiusura incredibile. Ho sempre pensato che bisogna crederci sempre"













MILANO, 22 ottobre 2007 - "Che finale incredibile, una chiusura emozionante. Kimi Raikkonen è stato super e anche la prestazione di Massa". Michael Schumacher non era a San Paolo a festeggiare il trionfo della rossa di Raikkonen nella prima stagione senza di lui: il pluricampione tedesco partecipa però, seppure a distanza, al successo della Ferrari che per tanti anni è stata la sua casa.
"Sono stato così felice di vedere Kimi e Felipe passare il traguardo - scrive Schumi dalle pagine del suo sito ufficiale - ho sempre creduto che non bisogna rinunciare mai e continuare a lottare anche quando c'è solo una minima possibilità. Ma che questo poi sarebbe accaduto nessuno osava crederlo".
I complimenti vanno a tutta la squadra, con un occhio di riguardo alla coppia al volante: "Congratulazioni a Kimi e a tutti i ragazzi. È stata una prestazione super. L'unica cosa che mi dispiace è non essere stato lì. Mi sarebbe piaciuto festeggiare con tutti loro. Ma ci organizzeremo per farlo il prima possibile, non vedo l'ora".

domenica 21 ottobre 2007

Mourinho, no all'Inghilterra."Voglio allenare in Italia"

Intervistato da News of the World, l'ex tecnico del Chelsea ha chiarito le sue intenzioni per il futuro: "L'unica nazionale che accetterei di guidare è il Portogallo, ma non accadrà subito. Ora mi piacerebbe mettermi alla prova col tatticismo del campionato italiano"














LONDRA 21 ottobre 2007 - "Non mi potrei mai vedere sulla panchina di una nazionale che non sia il Portogallo. E poi io adoro il calcio inglese, ma per adesso non voglio tornarci. Ora mi piacerebbe continuare ad allenare un club, magari in Italia dove potrei mettermi alla prova con il loro tatticismo". Josè Mourinho cancella il proprio nome dalla testa dell'elenco dei possibili successori di Steve McClaren in caso di mancata qualificazione dell'Inghilterra per Euro 2008, e indica nell'Italia la propria prossima meta preferita.
I C.T. STRANIERI - Al News of the World, l'allenatore portoghese chiarisce di non avere intenzione per ora di guidare una nazionale, e che comunque l'unica selezione che allenerebbe sarebbe il suo Portogallo. "Se fossi il c.t. di un'altra squadra, non potrei affrontare il Portogallo. Sarebbe sbagliato - spiega -. Sono completamente contrario ai c.t. stranieri, credo che le nazionali dovrebbero mettere insieme non solo i migliori giocatori di un Paese, ma anche il miglior tecnico". Particolare la visione del ruolo del ct per il tecnico portoghese: "Allenare una nazionale non è come guidare un club. E' un lavoro per gente cui non piace lavorare troppo".
TRANQUILLO SCOLARI - L'unica eccezione Mourinho la farebbe proprio per la sua patria, ma non adesso. "Guidare il Portogallo è un'ambizione, ma non per il Mourinho di oggi - dice -. Allenerò la nazionale portoghese un giorno, per il piacere di vincere per il Portogallo, è una cosa che mi attira molto". Felipe Scolari, però, può dormire sonni tranquilli per ora: "Io voglio che il Portogallo vinca, e il c.t. di adesso non deve certo guardarsi alle spalle per vedere me che aspetto di prendere il suo posto. Ora la nazionale non è un'ossessione, arriverà alla fine della mia carriera, su questo non ci sono dubbi".

Lazio, primo centro esterno

La squadra di Rossi passa con Pandev nel recupero del primo tempo, poi è costretta a controllare il Livorno dopo aver perso ben presto Mauri per infortunio ed essere rimasta in 10 per l'espulsione di Firmani. Ma gli amaranto sono una squadra da ricostruire.












LIVORNO, 21 ottobre 2007 - Ci si sveglia dagli sbadigli a fine primo tempo. Non per il fischio dell'arbitro, che arriva un minuto dopo, ma per un tiro di Pandev che inganna Amelia con la complicità di Rezaei. E' il gol che manda la Lazio al riposo in vantaggio senza grande merito, anche perché l'abituale trio delle meraviglia (Mauri-Pandev-Rocchi) si vede piuttosto poco. Complice peraltro anche la sfortuna, che toglie al tecnico Rossi i piedi buoni di Mauri dopo 25' per un guaio muscolare.
LIVORNO DA RITROVARE - Dall'altra parte, il Livorno non è da meno quanto a sfortuna: tocca a Giannichedda farsi male e lasciare spazio a Emanuele Filippini. Ma ci sono soprattutto una squadra e un gioco da ritrovare, visto l'ultimo posto e la nuova guida tecnica (Camolese). Qualche segnale buono si vede, soprattutto nel finale: ma è proprio lì che Pandev aziona il rubinetto della doccia fredda.
LA RIPRESA - Così il copione si ripete anche dopo l'intervallo. Con la Lazio che controlla e il Livorno che cerca se stesso e il pareggio. Il tutto fino a quando Firmani, già ammonito, riesce a farsi mostrare il secondo giallo. A quel punto il Livorno, in superiorità numerica, ritrova la voglia di cercare il pari: ci provano Diamanti e Pulzetti, Pasquale e Rossini, e perfino quel fantasma stagionale (alemno finora) che risponde al nome di Tavano. Dall'altra parte, però, c'è un portiere dalla lunga esperienza (Ballotta), ci sono parecchie coppie di piedi buoni e c'è soprattutto tanto mestiere. Così i tre punti salgono sul pullmann per Roma, mentre Camolese ha la conferma che c'è tanto da lavorare.

sabato 20 ottobre 2007

Roma-Napoli, 4-4 da urlo.Ma è spettacolo per pochi

Pubblico forzatamente ridotto (solo i 27 mila abbonati) per una delle più belle partite del campionato. Finisce 4-4, con una Roma a tratti spettacolare ma con la difesa fuori registro; Napoli di gran carattere e con un Hamsik superlativo




Perrotta festeggia con il neo-papà Curci il suo gol.
ROMA, 20 ottobre 2007 - Fa un freddo insolito a Roma: 11 gradi già alle 6 del pomeriggio, altro che ottobrata. Ma a congelare la squadra di Spalletti è in realtà un gol-lampo di Lavezzi dopo neanche due minuti: sul quale pesano indubbiamente i meriti del focoso argentino, ma anche le colpe della super-coppia centrale giallorossa (Ferrari-Mexes), nell'occasione imbambolata.
LA GELATA - A quel punto la Roma si "surgela" per una mezzoretta. Non che non si vedano le sue solite giocate di classe, mi il colpo pesa e il Napoli sembra tatticamente disposto ad arte. Davanti all'area napoletana c'è un muro, che si muove come a rotelle non appena Totti o chi per lui provano a cercare un pallone filtrante: è subito fuorigioco. Per contro, i vari Lavezzi, Zalayeta e Hamsik imperversano in contropiede creando non poca apprensione davanti a Curci.
IL GOL CHE RISCALDA - Ma si sa, il gol è una medicina che riscalda. E per la Roma, nonostante tutto arriva alla mezzora. E' proprio l'esperto Paolo Cannavaro a provocarlo con un pestone che sgambetta in area un Pizarro in realtà non ispiratissimo: ma il rigore è sacrosanto, e Totti lo trasforma nonostante Iezzo fosse sulla traiettoria. Da lì, come nel più classico dei copioni, è un'altra Roma: impone il suo gioco e se il Napoli fa muro inizia a martellare dalla distanza. Fino a quando Totti non obbliga, sempre da fuori area, il portiere avversario a respingere centralmente: irrompe Perrotta, partito in posizione regolare (il fuorigioco di Giuly è assolutamente ininfluente) e firma il vantaggio col quale si va al riposo.
STESSO COPIONE - Ma nella ripresa si ripete il copione del gol lampo con la difesa ancora a riposo: stavolta lo firma Hamsik, stasera veramente strepitoso. Ed è ancora un bel Napoli quello che prova nuovamente a gestire il risultato, solo che stavolta in aiuto della Roma arriva la fortuna travestita da tiro dalla distanza: lo scaglia De Rossi senza troppo pretese ma la traiettoria è ingannevole e Iezzo è beffato. Ma ormai è botta e risposta continuo, e si torna al pari nuovamente su tiro dalla distanza, firmato stavolta da Gargano grazie anche a un Curci non prontissimo. E poi è ancora spettacolo, con squadre lunghe e occasioni da entrambe le parti fino alla punizione di Pizarro che, sporcata da Garics, regala ancora un vantaggio alla Roma. Finita? Macché. Perché Hamsik conferma tutti i suoi carati di gioiellino mettendo sulla testa di Zalayeta un pallone che l'attaccante schiaccia potentemente in rete a dispetto del tentativo di salvataggio sulla linea di De Rossi.
DIFESA DA REGISTRARE - Poi la Roma cerca la vittoria fino all'ultimo ma il Napoli sa soffrire. E Reja ora si godrà la prova di autorevolezza dei suoi ragazzi, mentre Spalletti dovrà lavorare sodo sulla sua difesa.

mercoledì 17 ottobre 2007

Donadoni: "Abbiamo lo spirito del Mondiale"

Stasera l'amichevole a Siena fra Italia e Sud Africa. Il c.t. guarda avanti: "Sono sereno, possiamo centrare l'obiettivo-qualificazione". E intanto chiede rispetto: "Ma le parole di Lippi non mi hanno infastidito"
Il c.t. Roberto Donadoni e il gruppo azzurro. SIENA, 17 ottobre 2007 - Le parole di Marcello Lippi e quelle del presidente federale Giancarlo Abete non hanno minato la tranquillità di Roberto Donadoni. Nella consueta intervista esclusiva alla Rai nel giorno dell'amichevole contro il Sud Africa (ore 20.50), il c.t. azzurro è tornato sul "Mai dire mai" di Lippi rispetto a un suo ritorno sulla panchina dell'Italia e sulle dichiarazioni concui Abete ha ripetuto che il contratto di Donadoni è "finalizzato" alla qualificazione agli Europei. "Ho già detto che le parole di Lippi non mi hanno dato alcun fastidio - ha ripetuto -. Non vedo perchè avrebbero dovuto. Io rispetto tutti e voglio rispetto da tutti".
QUALIFICAZIONE - Per quanto riguarda la qualificazione agli Europei "sono sereno, abbiamo tutte le carte in regola per centrarla. Ho un gruppo di giocatori che sta dimostrando lo stesso spirito dei Mondiali. Vediamo quello che succede". Infine la sfida con il Sud Africa con tanti deb: "È giusto così, bisogna anche dare spazio a giocatori nuovi. E poi bisogna tenere conto degli impegni che hanno tanti calciatori".

martedì 16 ottobre 2007

De Rossi parla già da grande

Il romanista debutterà come capitano nell'amichevole di Siena contro il Sud Africa, ma il suo pensiero è rivolto alla sfida con la Scozia del 17 novembre: "Siamo i campioni del mondo, gli avversari non possono essere al nostro stesso livello. Sarà uno spareggio. Non dico una finale di coppa del Mondo, ma quasi".

COVERCIANO (Fi), 15 ottobre 2007 - Scozia-Italia, ultima chiamata per Euro 2008: "Sarebbe davvero grave non qualificarci per i prossimi Europei – attacca Daniele De Rossi –. A Glasgow sarà come una finale. Siamo l’Italia e dovremo imporci". Il centrocampista della Roma sarà, per la prima volta, il capitano della Nazionale che mercoledì a Siena sfiderà (in amichevole) il Sud Africa. La testa però è già alla sfida (decisiva) contro la Scozia.
"AMBIENTACCIO" – Superiorità tecnica da una parte, sostegno del pubblico dall’altra. Dice De Rossi: "Siamo i campioni del mondo, gli avversari non possono essere sul nostro stesso livello. Cercheremo di far valere le nostre qualità. Loro avranno in più il sostegno dei tifosi. Troveremo un ambientaccio, tifosi che cantano per tutti i novanta minuti. Mi dispiace che in Italia manchi un trasporto simile per la Nazionale".
NIENTE SPETTACOLO – Italia-Scozia è già iniziata. Perché De Rossi vorrebbe parlare "dell’amichevole internazionale di mercoledì", ma si accende solo pensando alla notte di Glasgow: "L’Italia deve andare a imporre il proprio gioco, cercando in tutti i modi di vincere la partita. Sarà uno spareggio, una sfida decisiva. Non dico una finale di coppa del Mondo, ma quasi". L’obiettivo è chiaro: vincere, anche soffrendo: "L’Italia non avrà mai il gioco spumeggiante del Barcellona. Non è possibile, ci mancano i tempi per poter essere belli e divertenti. Ma faremo sempre buone partite, come è successo contro la Georgia. Non è facile trovare gli spazi quando una squadra che si chiude nella propria metà campo. Insomma, non cerchiamo lo spettacolo, ma la strada più facile per raggiungere il traguardo".
ROMA-NAPOLI – Il centrocampista si sofferma poi sul campionato. Roma-Napoli che potrebbe giocarsi con pochi tifosi o, addirittura a porte chiuse: "C’è bisogno di persone che amino la propria squadra in maniera intelligente. Non ci sono appelli da fare, uno certi valori li ha dentro oppure no". Su Gilardino: "E’ un grande bomber a cui è capitato un momento difficile. A Milano ci sono tante pressioni, ma sono convinto che sarà la punta di diamante della Nazionale del futuro". Su Cassano: "Fanno piacere i suoi complimenti al gioco della Roma. Per me lui è un talento, poteva essere qui in Nazionale da sei-sette anni, ma nulla è ancora perduto". Su Lippi: "Sono stato benissimo con lui, mi ha dato tanto come uomo e come calciatore. E’ impossibile scordarlo. Ora l’Italia ha un altro commissario tecnico a cui auguro di fare altrettanto bene". A partire, naturalmente, da Italia-Scozia.

lunedì 15 ottobre 2007

Shevchenko e i suoi fratelli:Il mercato degli scontenti

Podolski, Crouch, Chevanton, Riquelme: sono solo alcuni dei giocatori di qualità che non stanno trovando spazio nei club di appartenenza, proprio come l'ucraino del Chelsea. A gennaio qualcuno di loro potrebbe cambiare maglia, magari per scegliere la serie A italiana

MILANO, 15 ottobre 2007 - Troppa panchina fa male alla salute: si sta scomodi, viene il mal di schiena e soprattutto il morale va giù. Così, da che mondo è mondo, nel calcio chi non gioca mai è destinato a diventare scontento e a cercare nuove sfide. Perché, se è vero che alcuni calciatori utilizzano consapevolmente gli ultimi anni di carriera per fare le riserve di lusso, è altrettanto evidente che questa prospettiva va stretta a chi vorrebbe ancora essere titolare a tutti i livelli. Sparsi per i vari campionati, in Europa, ci sono parecchi giocatori interessanti che non trovano abbastanza spazio nelle loro squadre. Nomi buoni per il mercato di gennaio, che è lontano ma non lontanissimo. Una premessa è necessaria: dieci o quindici partite ufficiali non sono sufficienti per relegare definitivamente un calciatore al ruolo di "riserva". Limitiamoci, dunque, a segnalare i giocatori di buona qualità che non sono stati protagonisti in questo avvio di stagione.
Andriy Shevchenko (Chelsea) Sebbene dalla sua bocca non escano quasi mai lamentele, l'ex milanista è il principe della tribù dei musi lunghi. Non giocava mai nell'era Mourinho e non sembra che con Grant al timone le cose vadano meglio. Acquistato da Abramovich per 42 milioni di euro , ora la sua quotazione è più che dimezzata. Chissà che, alla fine, non decida di cambiare aria.Juan Roman Riquelme (Villarreal) "El Mudo" è al centro di una vicenda complicata: è "prigioniero" al Villarreal del tecnico Pellegrini, che non lo convoca mai. I rapporti tra i due sono inesistenti per effetto di una litigata avvenuta oltre un anno fa. Riquelme continua a brillare in nazionale, vale circa 15 milioni e sogna di tornare al Boca, dove ha giocato nella scorsa stagione. Ma, pur di andarsene dal Villarreal, accetterebbe anche altre destinazioni.Lukas Podolski (Bayern) Era passato dal Colonia al Bayern per 10 milioni di euro: tante speranze dopo il discreto Mondiale, prima stagione altalenante, secondo anno iniziato scaldando la panca. Il suo problema è riassumibile in tre nomi: Toni, Klose e Ribery. E il Bayern non fa neppure la Champions, quindi il turn over è limitato. Il povero "Poldi" non è neanche fortunato: Klose si è fatto male proprio quando la Bundesliga si è fermata per lasciare spazio alle nazionali... Alla ripresa, toccherà ancora a Miroslav.Peter Crouch (Liverpool) E' rimasto Kuyt, sono arrivati Torres, Voronin, Benayoun e Babel. Al Liverpool i minuti di Crouch sono calati drasticamente: in Premier League è partito titolare solo una volta. Benitez cerca di tenere tranquillo il suo gigante smilzo, ma Peter scalpita. I Reds per lui avevano versato 12 milioni nelle casse del Southampton: chi vuole Crouch dovrà sborsare una cifra simile.Andres D'Alessandro (Saragozza) Con soli 3,5 milioni, il Saragozza ha riscattato dal Wolfsburg "el Mandrake", o se preferite "el Cabezon", che era parcheggiato momentaneamente al Portsmouth. Il suo spazio è limitato: quando dietro a Oliveira e Milito gioca Aimar, D'Alessandro può solo cercare di entrare a partita in corso e farsi trovare pronto, come è già accaduto. Difficile che cambi squadra a gennaio, ma non è detto che sia incedibile. Ernesto Javier Chevanton (Siviglia) Il Siviglia lo ha prelevato dal Monaco per 8 milioni nell'agosto 2006: 4 gol nella Liga e 4 in coppa Uefa sono il suo bottino in terra andalusa. Non male, vista la concorrenza in attacco. Poi, però, sono arrivate le frizioni con la società. Di lui si sono perse le tracce: voleva andare al Recreativo Huelva, ma non se ne è più fatto niente. In Italia, al Lecce, faceva sfracelli. Se qualche squadra di serie A ci provasse, farebbe un investimento sicuro.Eidur Gudjohnsen (Barcellona) Reduce da due inutili gol con l'Islanda, il buon Eidur ora tornerà a fare la quinta o sesta punta del Barcellona: davanti a lui ci sono Eto'o, Messi, Ronaldinho, Henry e forse già Giovani Dos Santos. Con Bojan Krkic pronto a unirsi alla compagnia. Naturale che non giochi mai. Ha 29 anni e il Barcellona non può certo chiedere a chi volesse acquistarlo i 12 milioni investiti per prelevarlo dal Chelsea poco più di un anno fa.Marcelo Gallardo (Paris Saint Germain) Uno dei tanti "nuovi Maradona" che l'Argentina ha sfornato dopo il ritiro dal calcio del "Pibe de oro". Ora ha 31 anni e non è più titolare nemmeno in un Paris Saint Germain che riesce nella non facile impresa di peggiorare di anno in anno. Una sola volta in campo dall'inizio, 5 ingressi dalla panchina in questa Ligue 1: i piedi sono eccellenti, con 5 milioni si potrebbe intavolare una trattativa coi parigini.Miguel Angel Mista (Atletico Madrid) A 29 anni, andarsi a sistemare in una squadra che in attacco ha Aguero, Forlan, Simao e Reyes non è l'ideale per giocare con continuità. Quando si nomina Mista, si parla del "pichichi" della Liga nel 2004 (19 reti), non di uno qualsiasi. L'Atletico Madrid lo ha pagato 4 milioni al Valencia: se un club italiano se lo assicurasse per quella cifra, farebbe un affare. Daniel Van Buyten (Bayern) In primavera segnava contro il Milan in Champions League, ora al Bayern il centrale belga ha perso il posto: Hitzfeld si affida alla coppia Lucio-Demichelis e Van Buyten guarda i compagni da bordo campo. Il Bayern lo pagò all'Amburgo 8 milioni: chi cerca un difensore affidabile, come ad esempio la Juve, dovrebbe tentare i bavaresi con un'offerta sostanziosa.
GLI ALTRI - Questa era un'ipotetica "top ten" dei nomi più altisonanti che vengono poco utilizzati dagli allenatori. Ma la lista dei potenziali affari potrebbe allungarsi: ci sono Soldado, che al Real Madrid non può farsi largo ma ha dimostrato all'Osasuna di saper segnare, e Mohammed Kallon (ve lo ricordate?), che non non rientra nei piani del Monaco e sta cercando squadra in Inghilterra. E Nuno Valente (Everton), Muller (Lione) o Samaras (Manchester City), per citarne altri. Il mercato europeo offre ancora qualche buona occasione, insomma. Chi ha bisogno di rinforzarsi sa dove guardare.

domenica 14 ottobre 2007

Italia, tre punti e poco più

Gli azzurri superano la Georgia 2-0 grazie a un gol per tempo di Pirlo e Grosso e si confermano seconda forza del girone B. Buon primo tempo, ripresa più opaca e priva di emozioni. Buffon inoperoso. Toni colpisce un palo

GENOVA, 13 ottobre 2007 - La classe operaia di Donadoni va in paradiso. Solo due gol dividono alla fine Italia e Georgia. A tenere in corsa la Nazionale ci pensano Andrea Pirlo, con una punizione impeccabile allo scadere del primo tempo, e Fabio Grosso nella ripresa. Tre punti fondamentali che permettono agli azzurri (23 punti) di mantenere il passo in classifica, tra Scozia (24) e Francia (22). Ma che fatica addomesticare la Georgia, squadra in crescita e alla ricerca di un'identità, che mercoledì a Tbilisi darà sicuramente del filo da torcere agli scozzesi.
TOCCA A QUAGLIARELLA - Restavano da decidere due mosse. Roberto Donadoni le risolve preferendo Grosso a Chiellini in difesa e, gioco forza, schierando Quagliarella dopo il forfait di Iaquinta, a completare il tridente con Toni e Di Natale. Di fronte una Georgia illeggibile, non tanto per la difficile pronuncia dei nomi, ma per l'inattendibile disposizione in campo. Una sorta di mischione, quasi sempre compatto davanti al portiere Lomaia, che sfrutta l'improvvisazione in fase offensiva, non potendo contare su individualità tecniche.
AMBROSINI IMPLACABILE - La trequarti della Georgia è così affollata da complicare la vita agli azzurri, spesso troppo precipitosi nella ricerca del gol. La Nazionale ci mette del suo, facendosi intrappolare in un catenaccio molto efficace, per nulla facile da scardinare. Il primo tempo vive soprattutto sul lavoro e la straordinaria abnegazione di Ambrosini, lucido e implacabile quando c'è da rilanciare l'azione e sempre pronto a coprire la difesa quando i georgiani cercano di impensierire la nostra difesa.
IL PALO DI TONI - La prima sortita è di Quagliarella con un tiro da 25 metri al 9', ma per vedere la prima vera azione da gol bisogna attendere il 27'. Incredibile il palo colpito da Toni sull'invenzione di Di Natale. E il "bavarese" si ripete al 31' deviando di testa, oltre la traversa, la punizione calciata da Pirlo. Ma l'Italia di Marassi vive anche sui prodigi di Totò Di Natale. Strepitoso nella manovra, guizzante e a tratti incontenibile. L'attaccante inventa, cerca i compagni di reparto, regala rabone e sfiora anche la rete al 37' scaraventando oltre la traversa.
IL TOCCO DI PIRLO - Con una Georgia così tosta e chiusa, a caccia di un pareggio prestigioso ma anche più veloce e più forte fisicamente, servirebbero più attenzione e quella pazienza predicata da Donadoni. Ci pensa così Pirlo, tra l'altro in una serata di ordinaria amministrazione, a dare la svolta con una punizione magistrale al 44', che sorprende lo sprovveduto Lomaia, bravo però a deviare oltre la traversa 2' dopo un nuovo calcio piazzato del rossonero.
FATICA - Non è comunque l'Italia sognata dal commissario tecnico, perché nella ripresa la storia si ripete. Troppe le pecche della Nazionale. Da Quagliarella, spaesato e poco in sintonia nel tridente, a Oddo che non ne azzecca una e si fa anche ammonire per uno fallo evitabile. La Georgia nel suo piccolo fa quello che può, limitando sempre gli spazi agli azzurri che sbagliano molto. Toppmoller, che ha sposato la linea della nuova generazione, al 16' inserisce il sedicenne di belle speranze Kenia, già acquistato dallo Schalke 04, e Siradze; fuori il diciassettenne dell'Empoli Mchedlidze e Shashashvili. Donadoni aspetta il 26' per cambiare Quagliarella con Foggia, e al 29' è ancora Toni a vedersi negato il gol da uno strano intervento di Lomaia.
RIECCO GROSSO - Il bomber del Bayern rimedia al 40' servendo a Grosso la palla che il difensore non può rifiutarsi di mettere in rete. E' il gol che blinda il risultato e che ci permette di pensare a Glasgow con più fiducia.

sabato 13 ottobre 2007

Under, doppio Acquafresca batte la Croazia

Gli azzurri di Casiraghi, a a punteggio pieno, si impongono a Chieti grazie alla doppietta dell'attaccante del Cagliari, a bersaglio con un gol per tempo. Martedì la sfida ad Atene contro la Grecia

CHIETI, 12 ottobre 2007 - Doveva essere la serata di Rossi. Uno con un cognome comune, ma con qualità uniche. E invece Giuseppe, stavolta non profeta in patria, è rimasto a secco di gol. Ma è stata comunque la serata dell'Italia. La scena se l'è guadagnata Acquafresca, centravanti di 20 anni, del Cagliari, autore della doppietta che ha permesso all'Under 21 azzurra di schienare, 2-0, la temuta Croazia. Un successo meritato, maturato dopo una falsa partenza, ottenuto macinando gioco con il passare dei minuti, facendo valere le qualità di un attacco di lusso. E così i ragazzi di Casiraghi portano a 4 i successi in altrettante gare valide per le qualificazioni ai prossimi Europei di categoria. Se gli ultimi successi, con Far Oer e Albania erano arrivati di misura, con qualche patema, quello odierno è arrivato contro l'antagonista più pericolosa nel raggruppamento degli azzurri, o perlomeno quella con il maggiore tasso tecnico. E pazienza se Rossi, l'italo-americano di Chieti, di fronte al proprio pubblico non è riuscito a festeggiare un centro personale. Martedì si torna in campo ad Atene, e l'attaccante del Villarreal, già 5 reti nella Liga, avrà un'altra opportunità. Un successo contro la Grecia significherebbe qualificazione virtualmente garantita a meno di harakiri (passano alla fase successiva le squadre vincitrici dei 10 gironi e le migliori 4 seconde).
CONSIGLI MIRACOLO - L'inizio gara è tutto della Croazia. L'Italia è contratta, mentre la squadra di Ladic appare più tonica e propositiva, trascinata dai piedi buoni dell'interno destro Ilicevic, centrocampista del Bochum. L'Italia rischia grosso al 19'. Scorribanda di Pamic sulla sinistra, cross al centro, doppio miracolo di Consigli, che ribatte prima su Busic e poi sul tap-in di Tadic, quindi Busic segna in rovesciata, ma la rete viene annullata per gioco pericoloso. Ci è andata bene. Pericolo scampato. E allora l'Italia reagisce. E tira fuori la testa dal guscio. Ci prova l'eroe di casa, Rossi, con un sinistro potente dalla grande distanza, Vargic para in maniera scomposta, ma efficace.
ACQUAFRESCA GOL - Poi arriva il gol. Che premia il crecendo dell'Italia, nella quale spicca la classe di Giovinco, che piace per i piedi nobili e i repentini cambi di passo. Italia va in vantaggio con un tocco di esterno destro di Acquafresca su azione d'angolo da sinistra. Il centravanti del Cagliari devia un tiro-cross di Rossi sul primo palo, sull'angolo toccato corto da Giovinco. È il gol che l'Italia si porta in dote all'intervallo, preceduto solo dall'ammonizione di Cigarini, che costerà la squalifica al regista azzurro e del Parma.
IL PUGNO DEL K.O. - L'Italia riparte fiduciosa e quadrata. E chiude subito la gara. Il raddoppio porta ancora la firma di Acquafresca, ancora autore di un bel gol. Stavolta con un colpo di testa imperioso sul cross dalla destra di Motta.
AZZURRI IN CONTROLLO - L'Italia adesso "rischia" di dilagare. Giovinco si inventa un pallonetto delizioso, la palla esce di un soffio. La Croazia inserisce una punta, Rukavina, per un centrocampista, Tomasov. I biancorossi, già sconfitti in Albania, non possono permersi un altro passo falso. Ma è ancora l'Italia a sfiorare il gol. Due volte in una stessa azione con Rossi, che ci prova prima di sinistro - bravo il portiere Vargic - poi di destro, palla deviata in angolo. Finisce 2-0.

venerdì 12 ottobre 2007

Kaladze avverte gli azzurri:"Occhio ai nostri giovani"

Il difensore georgiano del Milan è infortunato, ma ha fiducia nella sua Nazionale che sabato affronta l'Italia e mercoledì 17 la Scozia a Tbilisi per le qualificazioni europee: "Saremo arbitri del girone, uno stimolo in più per i nostri promettenti talenti"

MILANO, 12 ottobre 2007 - Georgia? Definiamolo il trampolino di lancio verso la qualificazione alla fase finale degli Europei. Anche se la Nazionale di Roberto Donadoni non dovrà fallire quello fondamentale: l’appuntamento contro la Scozia del 17 novembre. Un viaggio impervio, insomma, in mezzo a una tempesta di meteoriti, dove saranno fondamentali esperienza e molta attenzione. Georgia, si diceva. Il match di Genova non dovrebbe rappresentare un rischio per gli azzurri, nonostante le pesanti assenze in difesa. Già battuta 3-1 nella gara d’andata a Tbilisi, la Nazionale allenata dal tedesco Klaus Toppmoller si presenta a Marassi con obiettivi diversi e una formazione all’insegna dei giovani.
C'E' ANCHE SHEVA - Esclusa da tempo dai giochi di qualificazione (è penultima nel gruppo B con soli 7 punti), è a caccia però di un risultato di prestigio e al pari dell’Ucraina, diventa l’arbitro del nostro futuro in Europa. La Scozia, infatti, dopo il match in casa di sabato contro la formazione guidata da Andriy Shevchenko, se la vedrà a Tbilisi proprio contro la squadra di Kakhaber Kaladze. Ma se Sheva cercherà di contrastare il cammino dei britannici, il difensore del Milan dovrà accontentarsi di fare da spettatore per il noto infortunio.
ARBITRO - Il rossonero, ormai vicino al recupero, indossa volentieri i panni di arbitro della qualificazione: "Potremmo creare problemi alla squadra scozzese, ma anche all'Italia. I nostri giovani hanno lo stimolo giusto e il desiderio di dimostrare il loro valore; soprattutto in Italia che rappresenta la miglior vetrina", dice Kaladze. Come dice il capitano assente della Georgia, la Nazionale di Toppmoller è destinata a crescere. La politica del commissario tecnico coincide con quella della Federazione: spazio alle nuove generazioni, anche se la stella in attacco è il trentunenne Georgi Demetradze , "veloce e tecnicamente valido - sostiene Kaladze -; un giocatore che può creare dei problemi a qualsiasi squadra".
Da sottolineare che tra i titolari della Georgia ben due giocatori sono ancora senza contratto. Si tratta del portiere Georgi Lomaia e del centrocampista Levan Tskitishvili. Non c'è più Shota Arveladze, bomber di razza, oggi al Levante, squadra della Liga affidata a Gianni De Biasi, ma Toppmoller può contare sul ritorno del difensore Zurab Khizanishvili (Blackburn Rovers), al rientro dopo la squalifica.

giovedì 11 ottobre 2007

Ultra': la pacchia è finita

E' la svolta. Le forze dell'ordine adottano una nuova strategia per combattere la violenza negli stadi. Lo Stato inasprisce le pene. Dieci curve sotto osservazione, c'è anche l'Inter.

MILANO, 11 ottobre 2007 - La Gazzetta dello Sport apre oggi con un titolo eloquente: "Ultrà, la pacchia è finita". E il commento di Ruggiero Palombo, "Operazione 'Curve pulite'", la dice lunga.
C'è stata la svolta: le forze dell'ordine adottano una nuova strategia per combattere la violenza negli stadi. Si interviene prima nei covi come a Roma, Catania e Lucca. Dieci curve sono sotto osservazione: c'è anche l'Inter, ma pure Juve, Toro, Roma e Lazio. L'approfondimento e tutte le altre notizie della "rosea" le trovate in edicola.

mercoledì 10 ottobre 2007

Fifa World Player :Ibra e Totti fuori dai 30

I due campioni della Serie A esclusi dalle nomination per il premio al miglior giocatore del mondo. Manca anche Toni e non c'è traccia del Boca (vincitore della Libertadores) né del Siviglia re di coppe

FIRENZE, 10 ottobre 2007 - Non c’è Ibrahimovic, entusiasmante nell'Inter campione e in quella che probabilmente lo ridiventerà. Non c'è Totti, "soltanto" Scarpa d'oro europea: come diceva Cruijff, il capocannoniere italiano "io lo prendo sempre". Non c'è neanche Toni, che in Germania sta obbligando a paragoni importanti con Gerd Muller. Per non apparire troppo italiano-centrici, mancano almeno due spagnoli (Fabregas e Villa), un brasiliano di coppa America (Robinho) e non c'è neanche lo straccio di uno che arrivi dai tornei sudamericani: oltre a Riquelme (adesso però al Villarreal) anche Palacio e Banega hanno vinto la Libertadores con il Boca, almeno loro lo meritavano. Questa è la lista delle nomination per il World Player Fifa 2007. E farà discutere un'altra volta.
MATERAZZI-ZIDANE - Il World Player è il premio che la Fifa assegna al miglior giocatore dell'anno solare (in concorrenza con il Pallone d'oro) facendo votare c.t. e capitani delle nazionali. I quali scelgono nella lista di 30 selezionata da una commissione tecnica a Zurigo. Già l'anno scorso c'erano state polemiche per l'esclusione di Materazzi (decisivo al Mondiale con due gol e un rigore in finale) e l'inserimento invece di Zidane (che, testata a parte, lo meritava). Ma il bis era in agguato.
ITALIA FORZA 5 - In compenso, l'Italia è la nazione che offre più candidati (5), cioè Buffon, Cannavaro, Nesta, Gattuso e Pirlo, esattamente gli stessi dell'anno scorso. Niente di paragonabile con il Barcellona, club più selezionato con 7 giocatori: da Messi, e ci siamo, fino a Ronaldinho, piuttosto discutibile nel 2007, per arrivare a Thuram, e se ne può parlare a lungo. Di più: sembra una lista quasi ricalcata su quella del 2006. I confermati sono 23 su 29 (escludendo Zidane che s'è ritirato). Possibile?
E RONALDINHO? - L'impressione è che a volte contino più i nomi che l'effettivo rendimento: Henry non può mancare mai, per esempio. E non ce ne vogliano gli azzurri, ma Cannavaro e Nesta hanno vissuto, felicemente ignorati, stagioni migliori. La giustificazione è pronta: che cosa ha fatto Ibrahimovic in Champions? Poco, okay. E Toni che in Europa neanche s'è visto? Giusto, anche se ha segnato in Nazionale. Ma allora spiegateci i meriti di Ronaldinho, al di là di quelli regalati da madre natura, o le prodezze dell'esterno tedesco Lahm rispetto a Totti, o perché non c'è uno del Boca o del Siviglia (Kanoutè?) o Rogerio Ceni del San Paolo.
CLASSIFICHE - Quella per nazioni: Italia 5; Inghilterra e Francia 4; Argentina e Brasile 3; Germania e Portogallo 2; più sette nazioni con un giocatore. Per club: Barcellona 7; Chelsea 5; Milan 4; Manchester Utd e Bayern 3; Liverpool e Real Madrid 2; Juve, Inter, Lione e Villarreal 1. Per campionato: Inghilterra e Spagna 10; Italia 6; Germania 3; Francia 1 (prendendo sempre in considerazione l'ultimo club del giocatore). Chi vincerà? Immaginiamo una lotta tra Kakà, Messi e Cristiano Ronaldo. Ma non si sa mai...

martedì 9 ottobre 2007

Abete: "Grati a Del Piero,Ma Ci Fidiamo Di Donadoni"

Il presidente federale commenta la mancata convocazione del bianconero in vista della Georgia: "Il calcio italiano deve essergli grato, ma una mancata chiamata in azzurro nulla toglie alla sua carriera. Non è una rottura definitiva. Scelta fatta in piena autonomia dal c.t."


FIRENZE, 9 ottobre 2007 - Coverciano senza Alessandro Del Piero fa notizia. La sua assenza si nota eccome. Tiene banco nel ritiro azzurro la decisione di Roberto Donadoni di non convocare il fuoriclasse della Juventus in vista del match contro la Georgia di sabato 13 ottobre (a Genova, ore 20.45). E siccome Del Piero non è uno qualunque, il presidente federale Giancarlo Abete non ha potuto fare a meno di parlare della sua assenza: "Il calcio italiano deve essere grato a Del Piero per quello che ha dato alla Nazionale e alla Juventus - ha detto il n°1 della Figc -. Ma una mancata convocazione in azzurro nulla toglie alla sua carriera". Parole di stima, come quella nei confronti del tecnico azzurro: "La scelta è fatta in piena autonomia da Donadoni e la Federcalcio ha fiducia delle decisioni del c.t.".
NON C'E' ROTTURA - Abete ha ricordato che già in altre occasione l'attaccante della Juventus era rimasto a casa per le scelte di un c.t. azzurro. "È comprensibile oggi la sua amarezza - ha aggiunto -, ma non c'è una rottura definitiva. Io sapevo delle convocazioni prima che venissero rese note, ma ovviamente è una scelta autonoma sulla quale non interferisco".
TRENTENNI - C'è la Georgia e serve gente fresca. "L'Italia si prepara a un impegno importante. Quel che conta non è una singola persona, ma il valore della squadra", ha aggiunto Abete, che ha così approfondito la decisione di Donadoni di lasciare a casa lo juventino Inzaghi, sottolineando che non si tratta della fine di un ciclo generazionale. "È un problema di tutti: ci sono tanti giocatori sopra i 30 anni e anche altre nazionali hanno difficoltà a integrare il gruppo con nuove forze. Il ricambio generazionale sarà una questione dei prossimi anni, non solo per noi ma anche per altre nazionali".
DIDA - Interessante il parere di Abete sul caso Dida. "Ho visto le immagini tv solo in un secondo tempo. Diciamo che il comportamento del portiere è stato particolare, fuori dalla norma, ma il Milan è stato subito molto chiaro, ha avuto un atteggiamento trasparente, accettando la sconfitta sul campo. Ora aspettiamo le decisioni dell'Uefa, per le quali abbiamo il massimo rispetto. Ovviamente è nostro compito è anche tutelare gli interessi dei club italiani, ma la stessa fiducia nei confronto dell'Uefa la dimostrammo dopo gli incidenti di Lazio-Dinamo Bucarest, e quell'atteggiamento fu ripagato".

lunedì 8 ottobre 2007

Troppo caldo:maratone killer

Le temperature insolitamente elevate e l'umidità tropicale hanno fatto due vittime a Chicago e Washington. Centinaia i malori, panico soprattutto nella città dell'Illinois che dopo tre ore e mezzo ha sospeso la corsa


NEW YORK (Stai Uniti), 8 ottobre 2007 - Allarme maratone killer: due persone sono morte a Chicago e a Washington lungo percorsi che temperature ben più alte della media di ottobre e umidità tropicale avevano trasformato in un forno. A Chicago, con un poliziotto di 35 anni all'obitorio e centinaia di corridori trasportati in ambulanza in ospedale, gli organizzatori hanno deciso di interrompere la corsa tre ore e mezza dopo la partenza. Erano 35mila i maratoneti che si erano presentati al via: Chad Schieber, texano di Midland, è crollato al suolo al 28° chilometro quando la colonnina dl mercurio era salita a 31 gradi. Un'ora dopo, quando è arrivato in ospedale era già morto. A dispetto del caldo gli organizzatori non avevano pensato a cancellare la gara prima della partenza perchè pensavano che i corridori fossero pronti alla sfida: "È gente che si allena da settimane. Che si prepara nelle condizioni più estreme", le parole del direttore di gara Carey Pinkowski.
ECATOMBE - C'è stato un morto anche a Washington, lungo il percorso della Ten-Miler dell'Esercito, una corsa che parte dal Pentagono e si snoda lungo il fiume Potomac e le strade della capitale per poi far ritorno al Dipartimento della Difesa. Anche a Washington la temperatura era di quasi 30 gradi, una manciata di gradi in più della media stagionale, e soprattutto l'umidità era killer: al 94 per cento. "Sembrava luglio, non ottobre", ha commentato il giornale delle Forze Armate Star and Stripes che ha seguito la gara. A Washington diecimila delle 26mila persone che si erano iscritte non ce l'hanno fatta a finire. A Chicago, nella corsa vinta dal keniano Patrick Ivuti in 2h11'11", undicimila hanno dato forfait mentre 315 maratoneti sono stati portati in ospedale con malori da caldo, ha detto il portavoce del pompieri Larry Langford.
CAOS - Per correre una maratona la temperatura ideale è intorno ai 10 gradi. In giornate come quella di ieri, invece, il sangue corre alla pelle per rinfrescarla e i muscoli non vengono sufficientemente irrorati. È stata la prima volta in 30 anni che una maratona di Chicago è stata fermata a metà: quando è stato dato l'ordine di bloccare la corsa, lungo il percorso c'è stato il caos. "È stato difficile decidere, ma la sicurezza dei corridori veniva innanzitutto", ha detto Pinkowski. "All'improvviso non ho visto più nulla", ha raccontato Dawn Dowell, 37 anni, che si è sentita male al 30° chilometro e ha ripreso i sensi in ospedale con la flebo nel braccio.
IDRANTI - Lungo il percorso altri corridori crollavano a terra come le mosche: le autorità hanno chiamato in soccorso i vigili del fuoco dai sobborghi perchè le ambulanze cittadine non riuscivano a far fronte ai malori. Sono stati aperti gli idranti per annaffiare il cemento infuocato mentre automezzi della polizia giravano con gli altoparlanti invitando i concorrenti a fermarsi. Molti, che si erano allenati per mesi, non hanno voluto saperne. Il caldo fuori stagione aveva in passato creato problemi ad altre maratone: nell'aprile 2004 un migliaio di corridori avevano avuto malori dovuti a disidratazione a Boston. Quest'anno nella città gli organizzatori hanno anticipato la partenza dopo aver constatato un trend al rialzo della temperatura.

Il Milan Rialza La Testa

Dopo il tonfo di Glasgow, all'Olimpico i rossoneri travolgono 5-1 la Lazio. Al gol di Ambrosini replica Mauri. Poi arrivano le doppiette di Kakà (uno su rigore) e di un ritrovato Gilardino. Il portiere biancoceleste Muslera ne combina di tutti i colori.
ROMA, 7 ottobre 2007 - Il Milan riprende colore con una trasfusione di punti e una prestazione magnifica che potrebbero dare una svolta decisiva al suo finora asfittico campionato. I rossoneri rialzano la testa sbancando l'Olimpico. Il 5-1 alla Lazio equivale a uno squillo di tromba perché arriva quattro giorni dopo la caduta del Celtic Park e una valanga di critiche. Bella la prestazione dei campioni d'Europa, partiti con un profilo basso per poi prendere in mano alla partita, senza concedere più nulla ai padroni di casa. E' la notte di Gilardino che risorge dalla macerie con una prova perfetta, coronata da una doppietta, dopo 158 giorni senza il becco di un gol. Due gol come il sontuoso Kakà. Senza scordare la rete di Ambrosini a cui segue il momentaneo pareggio di Mauri.
SEEDORF E ROCCHI CE LA FANNO - Il destino accomuna Lazio e Milan: pari punti in classifica, le squadre più deludenti di questo scorcio di campionato. Delio Rossi rinuncia a Makinwa per un risentimento muscolare, ma recupera Rocchi che giocherebbe anche con una gamba; al suo fianco l'uomo di Coppa Goran Pandev. Nel Milan c'è Dida, ma soprattutto Seedorf, anche se a denti stretti. L'olandese risolve parte dei problemi di Ancelotti recuperando dai problemi muscolari dopo il tonfo di Glasgow. Pedina fondamentale il centrocampista, recuperato a tempo record al pari di Kakà e Pirlo. Con Favalli in difesa, si respira molta Lazio. Il laterale destro è infatti schierato con Oddo e Nesta, mentre Bonera è l'altro centrale.
MORGANTI - Con il desiderio reciproco di conquistare il lato sinistro della classifica, Lazio e Milan regalano un buon primo tempo, nonostante le fatiche di Champions. Alla partenza veloce della squadra di Delio Rossi corrisponde un prudente approccio alla gara dei rossoneri. Evidente la maggiore compattezza dei romani che però si perdono spesso negli ultimi venti metri, dove i difensori del Milan fanno muro. Ma altrettanto evidente è anche la differenza nei singoli, perché quando Pirlo, Seedorf (a tratti incontenibile) e Kakà accelerano la manovra la squadra di Rossi va in affanno. Gilardino prova a scardinare la retroguardia laziale. Un lampo lo regala al 13' quando va a sbattere sull'uscita di Muslera; per Morganti è rigore, ma l'assistente Pirondini non è d'accordo e il penalty sfuma. Esattamente 180 secondi prima del gol del vantaggio di Ambrosini: un cross sbagliato, in realtà, che si trasforma in un pallonetto imprendibile per lo stralunato Muslera. Ma è efficace la reazione della Lazio. Soprattutto sulla destra; corridoio da cui parte l'azione del pareggio. De Silvestri è un talento rampante; gioca a testa alta e vola sulla fascia; bravissimo a macinare la corsia a servire una palla doc a Mauri, altrettanto bravo a colpire di piatto sinistro e infilare nell'angolo Dida, questa volta senza colpe.
MUSLERA DA DIMENTICARE - Ma Mauri, convocato da Donadoni, fa una cosa buona e una cattiva, complice Muslera che non ne azzecca una. Così al 32' il portiere uruguayano, dopo lo svarione del centrocampista, esce malamente su Gilardino provocando l'ineccepibile rigore che Kakà non sbaglia. Il vantaggio del Milan è frutto di una maggiore personalità e di una manovra verticale che la Lazio fa fatica a digerire. Tutto sommato, meritato. Dove anche Gilardino mette la sua impronta mettendosi a disposizione della squadra.
RIECCO GILA - Il concetto vale anche nella ripresa. L'autorità dei rossoneri è lampante. E a ingigantirla ci pensano i suoi fuoriclasse. Al 7' Seedorf fa qualcosa di travolgente sulla sinistra, capovolgendo il gioco sulla fascia opposta dove Pirlo inquadra Kakà in area; per il brasiliano fintare e infilare sul primo palo è un'inezia: 3-1. Il gol apre una voragine nella partita, dove il Milan detta i tempi, limitando l'azione della Lazio che risente delle fatiche con il Real Madrid. Rossi toglie Stendardo per Scaloni e la squadra di Ancelotti torna a essere quella devastante dei giorni migliori. Con un valore aggiunto in più Alberto Gilardino. L'attaccante mette il punto esclamativo sulla sua serata con un uno-due micidiale: il primo di astuzia, il secondo con una prodezza al volo. La firma che potrebbe mettere fine a due crisi: quella personale e quella del Milan.

domenica 7 ottobre 2007

Formula Uno:Ora Tutto Puo' Succedere

Il finlandese: "Certo il titolo resta difficile ma devo sperare". Lo spagnolo: "Al team pensavano di festeggiare, devono soffrire ancora... In Brasile farò il possibile, incrocio le dita"


SHANGHAI (Cina), 7 ottobre 2007 - "È difficile vincere il Mondiale, ma tutto può succedere". Kimi Raikkonen spera ma non si illude. La vittoria ottenuta oggi in Cina ha rinviato il verdetto finale della stagione. Il ritiro di Lewis Hamilton è arrivato insperato e il finlandese della Ferrari è a 7 punti dalla vetta. Forse sono troppi ma Kimi si gode il risultato ottenuto oggi.
VANTAGGIO - "La F2007 - dice - è andata benissimo. Era difficile scegliere le gomme, viste le condizioni meteorologiche instabili. Ho cercato di spingere al massimo e di resistere in pista il più a lungo possibile. Quando ho superato Hamilton, ho aspettato il momento giusto per il pit-stop: tutto è andato per il verso giusto. L'assetto della macchina era buono e le gomme hanno reso al meglio. A quel punto ho pensato ad amministrare il vantaggio che avevo su Alonso e ci sono riuscito: è una vittoria fondamentale che mi consente ancora di sperare. Vincere il titolo, però, resta un'impresa difficile".
FORTUNA - Sulla stessa lunghezza d'onda le dichiarazioni di Fernando Alonso: "Oggi ho avuto fortuna, ora devo incrociare le dita". Rispetto a Kimi il due volte iridato ha più possibilità. Certo deve vincere e sperare che Hamilton non finisca secondo, comunque non facile. Ma rispetto alla situazione di punteggio prima del GP di oggi la situazione è clamorosamente diversa: "Il risultato è senz'altro positivo - ha detto Fernando - questi 8 punti sono un grosso aiuto. Ho cominciato bene, con un duello interessante con Felipe Massa. Non sono riuscito, però, a chiudere il primo giro davanti a lui e questo mi è costato tempo prezioso nella prima parte della corsa".
FESTEGGIARE - La situazione è migliorata col passare dei minuti. Il pit-stop ha consentito ad Alonso di guadagnare la terza posizione e poi è arrivato il ritiro di Hamilton. "È stato un colpo di fortuna, io ho fatto la mia parte portando a termine una gara difficile. La pista era insidiosa, con alcuni tratti bagnati e altri asciutti. Il secondo posto è positivo, soprattutto perché arriva alla fine di un weekend difficile. Al team erano convinti di festeggiare il Mondiale oggi, ora invece devono aspettare altri 70 giri. In Brasile farò il possibile, incrociamo le dita".

sabato 6 ottobre 2007

Il Manchester Travolge Il Wigan

Nella 9ª giornata del campionato inglese, i Red Devils ritrovano brillantezza in attacco e travolgono 4-0 il Wigan all'Old Trafford. Ora hanno un punto di vantaggio sui Gunners, che però hanno disputato due partite in meno e domani ospitano il Sunderland
MANCHESTER (Gb), 6 ottobre 2007 - Sei partite di campionato vinte consecutivamente, senza subire alcuna rete. Così il Manchester Utd (nel giorno in cui l'unico altro incontro è Aston Villa-West Ham, finito 1-0) si è risollevato in Premier League dopo una partenza lenta. Il 4-0 odierno sul Wigan fa riassaporare ai Red Devils il sapore del primato in classifica, anche se l'Arsenal, che insegue a un punto di distanza, ha disputato due partite in meno della squadra di Ferguson. E domani affronta il Sunderland nel primo degli 8 match domenicali di Premiership.
INFORTUNI - All'Old Trafford, il vero ostacolo per i campioni d'Inghilterra non è tanto il Wigan, quanto la serie di infortuni che si sta abbattendo sulla rosa. Non ci sono Saha, Hargreaves, Carrick e Brown, i cui forfeit si aggiungono a quelli dei lungodegenti Park, Neville, Silvestre e Fletcher. Così Ferguson deve inventarsi la formazione e schierare Pique sul lato destro della difesa, con O'Shea spostato a centrocampo. E le cose peggiorano nel giro di mezz'ora, perché un colpo al volto e un guaio muscolare costringono Vidic e O'Shea a lasciare il posto a Simpson e Anderson.
DIFESA DI FERRO - Nel primo tempo, il Manchester Utd prova a trovare un assetto equilibrato, ma nonostante un Cristiano Ronaldo intraprendente non riesce a sfondare il muro dei Latics, ben protetto dal portiere Kirkland. Lo United, una volta di più (e, per la verità, senza che ci sia una vera spiegazione), sembra faticare in zona gol: 7 gol fatti in 8 gare parlano da soli. Ma nella ripresa le cose cambiano e alla voce "reti segnate", al fischio finale, si tocca quota 11 in 9 match. La difesa rimane un bunker: finora 2 soli gol incassati.
DOPPIO RONALDO - I quattro centri dei Red Devils portano la firma di Tevez, Cristiano Ronaldo (2) e Rooney. L'argentino conferma i suoi progressi e al 9' si beve Kilbane e Bramble prima di infilare lo spiraglio giusto per l'1-0. Passano 5 minuti e Ronaldo fa 2-0 sugli sviluppi di un cross di Giggs. Il portoghese si ripete alla mezz'ora ben servito da Rooney, che poi chiude i conti col 4-0 su suggerimento di Simpson. Ma i pensieri di Ferguson, a quel punto della gara, erano rivolti più che altro all'infermeria.

Mercato:Il Real Madrid Alla Ricerca Di Nuovi Campioni

Gli spagnoli un po' in difficoltà di gioco vorrebbero sfruttare il licenziamento di Mourinho per strappare i due campioni al club di Abramovich


MADRID (Spagna), 6 ottobre 2007 - Il Real Madrid fatica, soffre, non convince. E allora insieme alle critiche ecco che tornano le voci di mercato. E che voci. Visto che i soldi non mancano, i nomi sono di primissimo piano. I 120 milioni spesi solo un paio di mesi fa non hanno garantito l’eccellenza richiesta dal presidente Ramon Calderon pertanto bisogna continuare a investire.
SPESA AL CHELSEA MARKET - Per farlo si guarda al Chelsea. Non più a Michael Ballack, scartato secondo As per i suoi problemi alla caviglia, ma a Lampard e Drogba. Lo stesso quotidiano apre oggi svelando l’offerta tentatrice fatta al centrocampista inglese, che potrebbe liberarsi già in gennaio per 18 milioni di euro. Per quanto riguarda l’ivoriano, As ricorda che è stato richiesto ufficialmente da Bernd Schuster, mentre Marca rivela che il Madrid ha già contattato i suoi rappresentanti, Iovino e Floreau.
Curiosamente però Marca aggiunge che Drogba verrebbe al Madrid per alternarsi con Van Nistelrooy, al momento in grandissima forma. Uno scenario difficilmente ipotizzabile visto il peso e il valore dell’attaccante africano. Il Real intende sfruttare al massimo il malcontento di alcuni elementi della rosa del Chelsea nei postumi della cacciata di Jose Mourinho. Drogba in proposito è stato chiarissimo. L’ivoriano compirà 30 anni il prossimo marzo (Van Nistelrooy arriverà a 32) e resta un obiettivo per la prossima estate.
ARTICOLO 17 - Per Lampard, 29 anni, invece si potrebbero ipotizzare tempi più brevi: il centrocampista ha ancora un anno e mezzo di contratto con il Chelsea e quest’estate ha rifiutato ogni abboccamento degli uomini di Abramovich per un rinnovo. Per questo si torna a parlare dell’articolo 17 della Fifa (già tirato in ballo per il passaggio di Ronaldinho al Chelsea) che permette ai giocatori di oltre 25 anni e al club da almeno tre anni di rompere unilateralmente il proprio contratto con il pagamento di un indennizzo al club di appartenenza.
Articolo sfruttato sinora solo dal nostra Morgan De Sanctis per passare dall’Udinese al Siviglia. Nel caso di Lampada l’indennizzo sarebbe di circa 12 milioni, cifra che secondo As potrebbe salire a 18 milioni visto il gentlemen agreement siglato dai maggiori club europei in merito al non utilizzo dell’Articolo 17. L’inglese, sposato con la catalana Eleen Rives e dato sinora sempre vicino al Barcellona, sarebbe interessato a un cambio radicale. Se ne parlerà ancora.