mercoledì 21 novembre 2007

Donadoni: "Io come Benedetto XVI"

"Non vorrei essere blasfemo - spiega il c.t. -, ma le nostre storie sono affini: l'attuale Papa è succeduto a Giovanni Paolo II, io vengo dopo Marcello Lippi, campione del Mondo. La gente non ci ha capiti subito, ma ora ci segue"

ROMA, 21 novembre 2007 - "Non vorrei essere blasfemo, ma la storia di Benedetto XVI, da un certo punto di vista, somiglia molto alla mia". Sono le parole di Roberto Donadoni, commissario tecnico della Nazionale, al sito 'Petrus.it'. "Benedetto XVI - dice il c.t. - è stato eletto dopo un pontificato indimenticabile come quello di Giovanni Paolo II, quando tutti ancora avevano il Papa polacco nel cuore; io sono arrivato alla guida della Nazionale italiana di calcio, con una certa sorpresa generale, dopo il regno di Marcello Lippi, che aveva appena vinto un mondiale, e i tifosi non hanno subito capito. Poi ci sono stati, sia per me che per il Papa, continui paragoni con i nostri predecessori, ma vedo che ormai la gente ha imparato a seguirci".
Per Donadoni, Benedetto XVI "ha un'intelligenza fuori dal comune; in gergo calcistico, mi sembra un "sergente di ferro"... Papa Benedetto mi piace molto, sa essere fermo e rigoroso nel suo Magistero, come ogni buon allenatore deve essere con le sue metodiche". Se un giorno vennisse fondata la Nazionale del Vaticano, Donadoni sarebbe disposto ad allenarla? "Non faccio dello spirito, ma dico seriamente di sì. Io sono un professionista, e vado dove mi chiamano". Se arrivasse una telefonata? "Ci andrei di buon grado".
Prima di centrare la qualificazione a Euro 2008, Donadoni è stato criticato e messo in discussione. "È vero, ma ho cristianamente sopportato. Del resto, anche le critiche fanno parte del gioco: si vuole sempre tutto e subito. Però, per cortesia, non parlatemi di rivincite personali: non appartengono al mio modo di pensare". Recentemente il presidente della Lega Calcio, Antonio Matarrese, ha auspicato una 'santa alleanza' calcio-Chiesa: "Mi consenta una battuta simpatica: vorrà dire che traslocheremo in Vaticano?". Ironia a parte, "mi sembra una cosa interessante, la Chiesa è portatrice di valori improntati al bene e alla pace. Il cristianesimo, d'altro canto, è la religione della tolleranza, dell'amicizia, del perdono. Penso che una società come la nostra abbia bisogno di riscoprire certe qualità".
"Oggi - conclude il c.t. - si sacrifica tutto per il desiderio sfrenato del successo, del denaro, del potere. Le violenze nel mondo del calcio e negli stadi sono anche figlie di questo tempo. Si crede che tutto sia sempre e comunque dovuto; lo sport è, invece, lealtà, sacrificio e rispetto degli altri". Ai violenti della domenica, Donadoni dice "di far prevalere civiltà e buon senso e di considerare ogni sport nella sua giusta dimensione. È assurdo piangere dei morti per eventi sportivi. Ma ormai negli stadi si respira un clima intossicato. E anche i mass-media dovrebbero recitare la loro parte sdrammatizzando quanto avviene in questo mondo".

Nessun commento: