martedì 13 novembre 2007

L'agente che ha sparato: "Non sono un assassino"

Parla Luigi Spaccarotella, 31 anni, l’agente della Polizia stradale da ieri indagato per l’omicidio (colposo) di Gabriele Sandri: "Chiedo rispetto per la persona che non c’è più, e anche per la mia situazione e per quelli che svolgono il mio lavoro"

MILANO, 13 novembre 2007 - "Non sono un assassino, non sono uno che va in giro ad ammazzare le persone. E sto male, sto malissimo". Al telefono di casa risponde lui, Luigi Spaccarotella, l’agente della Polizia stradale di Battifolle da ieri pomeriggio indagato per l’omicidio (colposo) di Gabriele Sandri. Sono le tre passate e il suo tormento è dentro una voce rotta, tesa, aspra, quella di un ragazzo di 31 anni che parla in prima persona e con la vita ormai sottosopra.
RISPETTO - Zona Pantano Marchionna di Arezzo, il cognome sul campanello non c’è. Non compare nemmeno quello della moglie Federica, che ha conosciuto nella clinica privata nella quale lei lavora come infermiera, una nota struttura vicino alla stazione. "Chi è?" risponde con una domanda. Sulle prime, saputo chi siamo, riattacca. Dopo, un minuto dopo, resta in comunicazione e trova forza e volontà di aprirsi, esprimendo il proprio disagio e chiedendo rispetto anche per chi ci ha rimesso la vita. "Ascolti — dice Luigi —, non sono nelle condizioni migliori, sto male, lo capisce? Sto male. Però le voglio dire una cosa, una sola: non sono un assassino, non lo sono! Non sono uno che va in giro ad ammazzare la gente. E se ne dicono tante, troppe, in queste ore, mentre la cosa più giusta adesso è portare rispetto per la persona che non c’è più e per tutti i suoi familiari; rispetto anche per la mia situazione, la prego, e per quelli che svolgono il mio stesso lavoro". Luigi aggiunge di aver nominato un avvocato (di Prato), poi saluta e riattacca. E’ completamente scosso.
IN LACRIME - Alla Sottosezione della Polizia Stradale di Battifolle, appena dentro il casello di Arezzo, il clima è mogissimo. I colleghi di Luigi sono scossi, sconvolti. Raccontano di un ragazzo solare, di un collega bravo, puntuale ed esperto, di un amante del calcetto ma non tifoso di una squadra in particolare. Luigi Spaccarotella ad Arezzo dal 2005, prima aveva prestato servizio alla Questura di Palermo; è nativo di Varese, ma di origini calabresi, di un paese vicino a Cosenza, Cetrano. Quel giorno era fuori come in tante altre occasioni: secondo le ricostruzioni, Luigi s’è accorto di ciò che aveva causato solo una volta arrivato proprio al casello, quando ha visto la Mégane parcheggiata e il 118 che stava arrivando, con Gabriele in fin di vita. Trovatosi di fronte alla tragedia, Luigi sarebbe entrato nella caserma e avrebbe detto: "Non capisco come possa essere successa una cosa così, e non me ne faccio una ragione". E poi è scoppiato a piangere.
TIFOSI O NO? - Luigi è un agente scelto, "ha vissuto anche in zone calde — racconta un amico vigile intendendo l’esperienza a Palermo —, quindi non è uno sprovveduto". Un benzinaio dell’Area di Servizio dalla quale è stato sparato un colpo racconta di averlo visto correre, dal punto in cui è uscito il primo colpo in aria dove poi è stato esploso quello fatale. Circa 70 metri. "E’ stato un incidente, una fatalità": sono le frasi che Luigi avrebbe pronunciato a persone vicine. Qualcuno, poi, sussurra che l’agente non avesse ben chiaro che si trattasse di tifosi. Ma il tormento di tutti resta lì.

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